14 Maggio 2000, lo scudetto del millennio è della Lazio

Uno scudetto venuto nel modo che non ti aspetti ma nel modo che avresti sognato. Tutti dentro il campo ad aspettare che un triplice fischio arbitrale di un’altra partita, ci dia quella gioia soffocata già l’anno prima per delle ingiustizie di campo che avrebbero ucciso mille tori.Un triplice fischio arbitrale che ci permetta di abbracciarci a migliaia in piena libertà e con tutta la forza possibile, cosa che magari sugli spalti non era possibile. Lo scudetto del 2000 è stato anche questo, è stato uno scudetto sofferto e al tempo stesso fantastico per come è maturato con una rimonta impossibile nei confronti non di una squadretta qualsiasi ma della Juventus. Una squadra la Juve, che ha nel proprio DNA il non mollare mai, il vincere innanzitutto e il non partecipare cosi tanto per farlo, infatti il loro motto è sempre stato ” vincere, l’unica cosa che conta”. Ebbene, riuscire a vincere uno scudetto in rimonta proprio verso questo tipo di squadra, rende l’idea dell’impresa fatta e che forse resterà unica nel panorama del campionato italiano. Quel 14 Maggio del 2000 alle 18,04 è successo quello che molti davvero oramai non pensavano più succedesse, e come qualcuno ha scritto dall’altra parte del mondo in prima pagina ” Dios es del Lazio ” Dio è della Lazio,e anche la pioggia di Perugia protagonista diretta di questa Magia Divina, ne è stata la dimostrazione pratica che Dio in quel periodo è stato assolutamente ed esclusivamente, della Lazio. Cragnotti ha saputo modellare e costruire una squadra che in quegli anni era veramente una corazzata invincibile come lo stesso Ferguson disse in occasione della supercoppa europea persa proprio contro i biancocelesti a Montecarlo. Uno scudetto indelebile e col destino praticamente uguale in molte situazioni, del primo scudetto del 1974 dove anche li l’anno prima era stata perpetrata un’ingiustizia che aveva tolto la gioia di festeggiare una vittoria strameritata. Cragnotti entrerà nella leggenda della storia biancoceleste per questo scudetto e per gli altri trofei che quella truppa di Eriksson ha saputo conquistare anche se c’è in tutti, in primis gli stessi protagonisti di allora, che quella rosa poteva e doveva vincere molto più di quello che è stato portato a casa. Quel giorno ci fu festa popolare, sul campo tutti eravamo tarantolati dalla gioia, da laziale che dal 1966 segue questa squadra, festeggiare sul prato dell’Olimpico quel tardo pomeriggio, ha avuto un sapore veramente unico e straordinario. Mi ritengo un laziale fortunato in quanto ho vissuto la storia della Lazio più bella e ho vissuto personalmente direttamente tutte le tappe felici di questa gloriosa società. Non me ne sono persa una, anche quando la felicità voleva dire salvezza dalla serie C agli spareggi di Napoli, oppure al ritorno in serie A in quel Cava dei Tirreni, oppure a Birmingham nella storica Coppa delle Coppe.Il 12 maggio e il 14 maggio resteranno le date che i tifosi non dimenticheranno perché vincere uno scudetto con la Lazio ha un sapore diverso, ha un valore diverso, ha un sentimento diverso, unico, inimitabile. Il tifoso laziale è unico e anche per questo più di qualcuno cerca di infangarlo, ma chi è tifoso dentro fino al midollo, sa perfettamente che la corazza non sarà scalfita da nulla e da nessuno.

Rodolfo Casentini

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