Esclusiva: chiacchierata con Angelo Gregucci “Forza Lazio sempre, oltre la morte”

Abbiamo incontrato telefonicamente Angelo Gregucci, Uno dei protagonisti dei Meno 9 storici della Lazio e idolo da sempre di tutti i tifosi della Lazio, e abbiamo parlato di Lazio insieme a lui.

Red.-
“Buongiorno Gregucci, la redazione di CuorediLazio ti ringrazia per la tua disponibilità.”

Gre.-
“Prego non non c’è di che”
Red.-
“Come vedi la partita di domani in casa contro il Torino viste le due prestazioni negative contro Bayern e Bologna e in che modo domani la Lazio dovrà scendere in campo?”

Gre.-
“Domani la Lazio deve innanzitutto e soprattutto giocare con la giusta carica agonistica e con la testa serena perchè fino a una settimana fa, questa squadra veniva da un filotto di vittorie impressionanti ottenuto con squadre concorrenti come Atalanta, Napoli e Roma. Contro il Bayern è stata una partita a parte, la Champions a questi livelli contro determinate squadre, ti taglia gambe e testa se non hai carattere e consapevolezza, ciò che la Lazio ha avuto invece in campionato almeno fino a Bologna. Non vinci in casa dell’Atalanta in quel modo se non ha questi valori dentro. Ora serve testa e serenità per ripartire anche perché il campionato  per i risultati che maturano, sta aspettando tutti e quindi aspetta anche la Lazio che tutto sommato è a soli 3 punti dal 3° posto. Inzaghi deve battere sul tasto mentale perché qualitativamente la Lazio ha un grande organico.”
Red.-
“Come giudichi questa nuova strategia di gioco di ripartenza  in costruzione azione praticamente dal portiere? “

Gre.-
“Tutto dipende cosa si vuole nel fare quel sistema di ripartenza azione.
Mi spiego: Tutto dipende da come l’avversario viene a prenderti e con quale intensità lo fa.
Ovvio che se una squadra ti viene a prendere alto e lascia i tuoi attaccanti accoppiati con i suoi difensori, la miglior cosa è farli alzare per poi andare dritti sugli attaccanti in verticale per verticalizzare veloce e in profondità. Ovvio che questo sistema richiede dei particolari movimenti degli attaccanti che appena vedono la situazione concretizzarsi, devono subito intendersi tra loro nel mette in atto quei movimenti che attraverso la verticalizzazione fatta dalla difesa, permette lo sviluppo d’attacco incisivo e pericoloso. La vittoria in casa dell’Atalanta è maturata cosi.
certo è che spesso si eccede e se l’avversario ti prende le misure andando a pressare molto sulle linee di passaggio, ecco che probabilmente si dovrebbe avere la lucidità per alternare il tutto lasciando qui l’avversario sempre col dubbio su come verrà impostata la prossima azione.”
Red.-
“Tu sei stato giocatore e ora sei allenatore, Fascetti che è stato l’allenatore della Lazio dei meno 9 ma a distanza di anni, di fascetti, cosa non di tuo gradimento sempre rispettoso per carità, nel suo modo di allenare?”

Gre.-
“Guarda, ai miei tempi ed io come persona non mi sono mai e sottolineo mai permesso di giudicare gli allenatori che ho avuto. Io ho giocato ai tempi del pre Bosman dove tu calciatore eri materialmente una proprietà della società di calcio quindi eri a disposizione  di quella società. Io mi alzavo alle 7 di mattina andavo ad allenarmi e la domenica giocavo quando l’allenatore mi metteva in campo, punto fine stop. Quindi davvero non ho dedicato tempo a riflettere su cosa mi piaceva di piu o di meno di questo o quell’allenatore.”
Red.-
“Ci racconti meglio chi era veramente Acerbis? Giocatore che i tifosi dal punto di vista mediatico non hanno mai visto o quasi, ma in campo era un ira di Dio. Dentro lo spogliatoio con voi com’era?”

Gre.-
“Elia Acerbis era un giocatore fortissimo, faccio un paragone con un calciatore sempre dei miei tempi rendendomi conto che la maggior parte di chi leggerà, non saprà di chi sto parlando. Nicola Berti dell’Inter, un giocatore che abbinava qualità e quantità, ecco Elia era il Berti della Lazio con l’aggiunta che lui fuori dal contesto di gioco e allenamento, viveva una vita tutta sua. Se fosse vissuto calcisticamente oggi, probabilmente a fine di ogni partita e allenamento si sarebbe rifugiato su una montagna comunicando alla società che sarebbe sceso lo stretto necessario per fare il suo dovere. Lui è stato poco ambizioso per le potenzialità che aveva, ma quando era in campo, il suo aiuto era praticamente indispensabile.”
Red.-
“Tornando alla Lazio attuale, secondo te Tare nel prossimo mercato in che modo dovrà operare e dove considerando che la Lazio ha in rosa più di qualche giocatore sulla soglia dei 35 anni?”

Gre.-
“Guarda, dirò una cosa banale lo so, ma credo che per far si che si possa sempre fare un ricambio generazionale, si deve mettere su un settore giovanile di grandissima qualità, cosa che attualmente non solo alla Lazio, non sto vedendo. Orami sono diversi anni che la Lazio non sforna giovani di qualità all’altezza di poter esordire in serie A e dare un contributo fattivo alla squadra. Io ricordo sempre i tempi miei quando il giovedi pomeriggio facevamo la solita partitella di rito contro la Primavera del gaucho Morrone con il compianto Wolfango Patarca a bordo campo, che quei giovani che giocavano erano tutti semi fenomeni, soprattutto quelli che non sono esplosi per motivazioni varie non certamente per le qualità tecniche che esprimevano sul campo: Tutti fortissimi, tutti maledettamente agonistici e non è stato un caso che mano mano negli anni 90,la Lazio aveva sempre qualche asso nella manica di casa sua, vedi i Di Canio, i Nesta, i Di Vaio. Prima il calcio italiano faceva scuola soprattutto nei difensori. Molti allenatori venivano in Italia a studiare calcio e attraverso i difensori forti che avevamo, diciamo fino al Cannavaro campione del mondo, e ne uscivano arricchiti e sorprendentemente carichi avendo visto l’elitè del calcio difensivo di allora. Ora questo non c’è più e molti allenatori nemmeno hanno tanto coraggio nel buttare nella mischia giovani calciatori promettenti per farli maturare positivamente anche a costo di sbagliare qualche partita. In Europa ci sono squadre come il Bayern che ha in squadra gente del 2000 del 2002 con quasi 100 partite alle spalle in prima squadra tra campionato e coppe, noi stiamo ancora alla storiella che non sono pronti o con la paura di bruciarsi, Se un giocatore è bravo è bravo punto, il fatto di essere giovane può incidere sull’esperienza ma non certo sulla qualità, se la hai c’è l’hai sempre, sia a 18 anni che a 36.”
Red.-

“Cosa ti sei portato dietro della carriera di calciatore osservando i vari allenatori che hai avuto, e cosa metti in pratica di tutto quello che hai assorbito.”
Gre.-
“La cosa più importante, la trasparenza. Pane al pane, vino al vino, diretto, schietto, senza fraintendimenti, in maniera serena ovvi, motivando le mia convinzioni, ma sempre direttamente e costruttivamente.”
Red.-
“Tu sei stato come molti calciatori, un ex Lazio da calciatore e gli hai anche segnato col Torino che è appunto la squadra che domani sera la Lazio incontrerà, Ma cosa si prova quando si segna un gol alla tua ex squadra che non è una ex squadra qualsiasi com’è successo a te?”

Gre.-
“Non so davvero come descriverlo, quando ho segnato col Torino ho pensato che quella era la mia casa, il mio stadio, il mio campo, la mia gente. Difficile poter descrivere la sensazione. Non ho esultato e giorni dopo in allenamento, un dirigente del Torino scherzosamente e giustamente sottolineo io, mi ha tirato le orecchie per non aver esultato dicendo “ quando segni un gol con la nostra maglia devi fare le capriole” e lo comprendo veramente sotto il suo aspetto, ma in quel momento vince sempre l’emotività che entra in scena in quell’attimo, tutto il resto non conta più nulla.”
Red.-
Il campionato italiano da oltre 1 anno a questa parte causa covid, ha praticamente fatto assuefare i giocatore agli stadi vuoti. Il pubblico che tifa e che grida, era prima un fattore, ora questo fattore si è praticamente azzerato con la conseguente assuefazione dei giocatori a giocare negli stadi praticamente deserti. Questa classifica in fondo corta soprattutto nelle zone coppe europee, è figlia di questo fattore azzerato oppure no?

Gre.-
Guarda, che il pubblico, lo stadio pieno, le urla, le grida, l’incitamento dei tuoi tifosi sia un fattore, è cosa acclarata e io ho vissuto sulla mia pelle quel fattore nel 1987, però è altrettanto vero che se una squadra è forte ed ha qualità, quella alla fine emerge. Ieri per esempio quasi tutte le squadra d’altra classifica hanno vinto e li il fattore stadio vuoto secondo me, incide poco. Incide di più quando c’è una partita equilibrata tra due squadre che si equivalgono o quasi. Li indubbiamente  la mancanza del tuo pubblico  ti crea qualche problema perché quando hai bisogno di una scossa adrenalinica, la devi trovare dentro te stesso e non attraverso l’incitamento caloroso del pubblico che al tempo stesso incute soggezione all’avversario. Però alla fine credo che i valori di ogni singola squadra emergano sempre e come vediamo, tranne qualche sobbalzo, le squadre che lottano per le zone alte, sono sempre le stesse. Che poi qualche giocatore che magari soffre determinate pressioni amiche e nemiche, abbia tratto giovamento da questa situazione è vero, perché lo stadio pieno non solo ti incita ma ti mette pressione se le cose non vanno per la quale. Sono comunque una minoranza netta rispetto al movimento calcio attuale.
Red.-
“Angelo, noi ti ringraziamo ancora per questa chiacchierata e ti auguriamo un buon proseguimento di giornata e noi come redazione di CuorediLazio concludiamo con  un SEMPRE FORZA LAZIO , ma comprendiamo che tu magari anche giustamente, sia più diplomatico in certe esternazioni.”

Gre.-
“Ascolta, io sono uno che dice sempre quello che pensa e questo mi ha anche portato qualche problematica. Io non ho mai nascosto la mia Lazialità in tutte situazioni dove sono andato a lavorare e quindi se voi gridate SEMPRE FORZA LAZIO, io vi rispondo, SEMPRE FORZA LAZIO, FINO ALLA MORTE !!”
Angelo Adamo Gregucci, un guerriero, uno come lui ora ci farebbe davvero tanto comodo al centro della difesa.
Grazie ancora.