Dico la mia sul caso Lazio – Torino

Lazio – Torino va giocata. E la giocheremo senza problemi o paure.
Questo ha sancito oggi la Corte di Appello Federale. Ci adeguiamo alle decisioni, anche se è chiaro che andremo avanti per altri gradi di giudizio, fino ove possibile. Personalmente sono soddisfatto. E questo per diversi motivi:

  • La Corte dichiara la sua impotenza davanti ad un precedente di giurisprudenza (Juve-Napoli), ma non si astiene dal considerare il comportamento del Torino privo di ogni minimo senso di lealtà e probità sportiva;
  • Poter giocare la partita il 19 maggio, in pratica a fine campionato, è una ghiotta occasione di spedire Cairo in serie B (e qui mi scuso con tutti i tifosi granata che non hanno colpa alcuna);
  • Aver zittito quegli ignoranti Soloni che non più tardi di tre giorni fa gridavano allo scandalo ed alla vergogna.

Ricordo a tal proposito che le sentenze vanno lette e capite.
Questi signori, certamente incapaci di capire, potrebbero provare almeno ad imparare a leggere. A loro beneficio, propongo una stralcio delle motivazioni di oggi, nel quale si afferma a chiare note che il Torino si è comportato da “imbroglione”. Ovviamente tutto è rimandato al prossimo grado di giudizio, poi al TAR, poi al Consiglio di Stato.
Non ci fermeremo, anche se tutta la storia dovesse terminare ad autunno inoltrato.

Cosa dice la sentenza?

“Non vi è dubbio che la Società F.C. Torino S.p.A. abbia tratto profitto dal provvedimento adottato dall’autorità sanitaria torinese, peraltro, su richiesta della stessa Società granata. Al proposito, non può che richiamarsi, ancora una volta, il principio secondo il quale “il fine ultimo dell’ordinamento sportivo è quello di valorizzare il merito sportivo, la lealtà, la probità e il sano agonismo”. Tale principio non dovrebbe mai essere vanificato, neppure nella presente situazione di emergenza sanitaria, con comportamenti che, come nel caso della Società F.C. Torino S.p.A., sembrano finalizzati, invece, all’unico fine di ottenere, nelle ipotesi di calciatori risultati positivi al COVID-19, il rinvio della disputa delle gare che potrebbero essere, tranquillamente, disputate, atteso, peraltro, il consistente numero delle rose di calciatori a disposizione delle Società professionistiche. Comportamenti, questi ultimi, improntati ad una sorta di “furbizia”