I Perché di un Derby perso…..

Un assioma di Julio Velasco, allenatore vincente e pluridecorato di pallavolo e soprattutto Maestro di Sport e motivazione, recita così…”…chi vince festeggia, chi perde spiega…”….ed è questo che tenterò di fare, ben consapevole che per spiegare questa bruciante sconfitta basterebbe anche dire che è stata una gara equilibrata spezzata in maniera decisiva da una superficialità illogica e gratuita di Wallace; probabilmente è vero, e non si sbaglierebbe, perché un’assurdità tecnica di tale gravità, ma soprattutto ingiustificata e gratuita, in una partita così importante, equilibrata e delicata non può che risultare decisiva….però come scritto prima nel calcio ci sono dettagli che finiscono per essere analizzati e che possono servire, oltre che a dare una spiegazione, a trovare chiavi di lettura che facilitano la comprensione, la critica e magari offrono uno spunto migliorativo per il futuro.
Per cercare di comprendere questa sconfitta, ma anche e soprattutto il perché da quel 26 maggio 2013 non si riesce a vincere un Derby, parto da una riflessione, con riferimento al biennio stagionale 2011-12 e 2012-2013, premettendo che nelle successive stagioni alla storica vittoria di coppa Italia di talenti ne abbiamo avuto, nel 2015 la squadra allenata da Pioli sembrava nettamente superiore, eppure non solo non siamo riusciti a vincere un derby ma neanche abbiamo avuto la sensazione di poterlo vincere, speranze a parte.
In quel biennio avevamo una Lazio composta sì da giocatori che avevano talento, esperienza e personalità, magari non giovani, ma essenziali, umili e combattivi, Biava, Dias, Matuzalem, Scaloni, Ledesma, Onazi Gonzalez, lo stesso Klose, Mauri e ci metto pure Cissè…non voglio citare Hernanes, che rappresentava il tocco di classe in più, il campione, il primo Candreva, quello umile, non quello “svogliato” o egoista….dall’altra parte c’era la Roma americana, quella del nuovo corso, della mentalità nuova, dei giovani talenti acquisiti da Sabatini e celebrati dalla stampa e dalle televisioni…noi con Reja e Petkovic, Mister che schieravano la squadra secondo le caratteristiche dei giocatori, essenziali, loro con i Maestri Luis Enrique prima e Zeman poi, e poi tanti giovani talenti, più o meno celebrati, il giovane Pjanic, Osvaldo, Kijaer, Lamela, Piris, Josè Angel, Borini, Bojan tutti giovani di ottima tecnica e consapevoli di poter avere un gran futuro….di quei 5 derby giocati in quel biennio 4 li abbiamo vinti ed uno pareggiato, celebrato dalla Roma come una vittoria, per far capire come loro ci temessero….in tutte e 5 le partite la Lazio non aveva mai dominato la Roma, anzi in due di questi loro erano passati in vantaggio, eppure noi tifosi e spettatori notavamo che in quelle partite la Lazio aveva qualcosa in più…personalità, sicurezza, grinta, UMILTA’, ma non l’umiltà di chi si sente piccolo, parlo dell’UMILTA’ dei FORTI, di quella che ti fa rispettare l’avversario, che ti consiglia di non fare il dribbling di troppo, che ti suggerisce che non è importante la grande giocata o il mettersi in mostra, o pensare la grande giocata, quell’UMILTA’ che guida a fare le cose semplici, passaggi semplici, cross immediati e normali….ecco in quelle partite facevamo cose normali, avevamo rispetto e timore per Totti, per Destro, non si rischiava, con questa essenzialità si è vinta la finale storica del 26 maggio, e l’abbiamo vinta con CANA, impressa nella nostre mente ci sono gli ultimi minuti di gioco in cui la Roma attaccava ed il nostro gigante CIANI (non Nesta…) spazzava via la palla senza stare a pensare…parlo di Ciani….ma quella finale l’avremmo vinta se CIANI avesse cercato di uscire palla al piede invece di spazzare…
E’ IL CALCIO, SIGNORI….la Roma ieri ha vinto semplicemente perché al momento è più forte, e nel calcio essere più forti non significa né giocare meglio né dominare l’avversario, ma avere più personalità e forza mentale, come Noi eravamo più forti in quel biennio.
Tornando alla partita, dopo un buonissimo primo tempo nella ripresa il calo c’è stato, loro incominciavano a salire, l’occasione di Dzeko era stato già un campanello d’allarme, inoltre c’è stata una nostra azione che mi aveva fatto capire di come alcuni dei nostri avessero allentato tensione e concentrazione….Immobile che rincorre avversario e palla, la riconquista si libera con grinta e velocità e mette la palla in mezzo all’area….non c’era nessuno, anzi c’era circa 7-8 metri dietro un Felipe Anderson che seguiva l’azione di Immobile trotterellando, mentre Keita neanche quello faceva….ecco lì c’è la risposta al perché ieri è arrivata la bruciante delusione…ed addirittura già nel primo tempo c’erano stati atteggiamenti errati, ripartenze non sfruttate per aver trattenuto troppo il pallone, tocchettini di troppo, errati movimenti degli attaccanti, lo stesso Felipe ha perso stupidamente due palle che potevano creare molte difficoltà, e che solo il caso e la nostra buona difesa ha evitato che accadesse già qualcosa di spiacevole….e poi…bastava osservare il viso e l’espressione di Keita e Felipe Anderson e confrontarla con quella di Perotti e Strootmann per capire che forse il DERBY non l’avremmo vinto….
Spero che i vari agenti di Keita, Wallace, Milinkovic, Felipe Anderson rendano un buon e saggio servigio ai loro assistiti, li convincano a rimanere alla Lazio, diverranno ricchi e pure famosi, un po’ come avvenuto con Lulic e Radu, e si toglieranno anche parecchie soddisfazioni, non facciano l’errore di ritenersi più forti di quel che sono, come fece Diakitè, o come ha fatto Hernanes o Onazi, non sono minimamente da livello di United o Real Madrid, prima se lo tolgono dalla testa meglio sarà per loro e per la loro crescita e carriera.
Non si faccia l’errore di aprire la caccia al colpevole, si vince e si perde in 25 più l’allenatore e la società, Inzaghi sia durissimo con Wallace, ma dentro lo spogliatoio, ma niente punizioni o umiliazioni, non si butti via un patrimonio, a Genova sabato deve ripartire da titolare….è una sconfitta che brucia, che delude, ma è una semplice sconfitta, talvolta dalle sconfitte se ne può anche trarre spunto e beneficio per ripartire….però tutto passa sempre dal manico, dalla società…a proposito ieri ed in settimana il POPOLO LAZIALE ha dimostrato che C’E’ ed ESISTE, BASTA CON LE DIVISIONI, BASTA CON LE INFANTILI ACCUSE E RIVINCITE PERSONALI; I LAZIALI CI SONO, MA PRETENDONO non le vittorie, ma PRETENDONO LA VOGLIA DI VINCERE, L’AMBIZIONE…e quindi la società faccia capire che questa sconfitta, questo organico sono punti di partenza, palesi gli obiettivi e le ambizioni, perché quello vuole il Popolo biancoceleste….dopo la storica e devastante sconfitta del 26 maggio 2013 la malandata e malconcia dirigenza della Roma dichiarò ai quattro venti che avrebbero ricostruito una squadra con l’obiettivo di vincere il campionato….quella di ieri non è assolutamente una sconfitta storica, è un derby perso e basta, ma la Roma LAZIALE lo ha vinto, per Tifo, entusiasmo e Fedeltà, una Fede che esultava e si irradiava nel meraviglioso sventolio delle bandiere sul campo e sugli spalti nel pre-partita, Il Direttore Sportivo ed il Presidente operino avendo bene in mente lo sguardo dei giovani tifosi inquadrati in tv dopo il goal giallorosso, si operi per guardare in alto, ed allora questa rimarrà una semplice sconfitta, si scelgano giocatori forti ma utili alla causa, si ceda chi deve essere ceduto, si acquisisca chi gioca sapendo di giocare per un Popolo, per una Maglia Storica, e non chi gioca sognando lo United o il Real Madrid, e nel frattempo offra prestazioni mediocri e non all’altezza….come diceva Eric Cantona….un Campione Vero non deve giocare per il nome dietro la maglia, ma per il Simbolo che porta davanti.
Forza Lazio.