La (de)meritocrazia di Simone Inzaghi

Non voglio parlare di Lazio Crotone, partita vinta con estrema fatica e che tiene a galla, almeno nominalmente se non come prestazione, la prima squadra della Capitale in orbita Champions.

Non voglio parlare di come una gara facile possa complicarsi per scelte bizzarre e pervicacemente deviate dal bene comune che è la Lazio e non il singolo giocatore o il fantomatico “gruppo di senatori”.

È ormai doveroso parlare della teoria della (de)meritocrazia di Simone Inzaghi.

Premetto che vanno dati al tecnico biancoceleste tutti i meriti degli ottimi risultati raggiunti in questi anni dalla Lazio. Ma ora è giusto fare un’attenta riflessione sul perché Inzaghi, testardamente e quasi parossisticamente, prosegua sul sentiero impervio e scomodo del “come farsi male” da solo, schierando formazioni che non hanno assolutamente il visto della logica.

Le domande sono ovvie. Perché nella Lazio non partono titolari i giocatori più in forma?

È giusto far fare brutte figure a gente come Leiva, come Immobile e come lo stesso Correa che sarebbe meglio spedire in panchina per farli rifiatare e ricaricare le pile ormai senza più voltaggio?

È possibile che giocatori come Caicedo, Muriqi, Pereira, Escalante, Musacchio non possano partire dall’inizio in una gara come quella contro il Crotone?

Evidentemente ad Inzaghi non interessa se un giocatore stia in forma o meno. Serve altro per giocare sempre e comunque. E ciò rappresenta un assurdo che va contro i sani principi dello sport.

Se io fossi Caicedo sarei davvero arrabbiato. Un giocatore che segna 8 gol deve stare in panchina per far giocare un Correa che di gol ne ha fatti 3. Passi per Immobile che il gol lo può sempre fare, ma la scelta Correa proprio non si capisce…

Insomma ad Inzaghi la meritocrazia non piace proprio. Giocano sempre gli stessi, anche quando sono in palese ritardo di condizione, e pazienza se in panchina ha gente più tonica. Anzi, ciò smentisce pure chi stupidamente continua a ritenere la Lazio provvista solo di 11 titolari e il resto non conta… Peccato che la realtà smentisca in modo chiaro e cristallino questo banale ed insulso luogo comune.

A Simone Inzaghi chiedo solo di far giocare i migliori a prescindere dal nome. Solo con la meritocrazia ci si potrà collocare nei posti alti della classifica. E non con la strampalata (de)meritocrazia.