Lazio in maschera e in vacanza, il derby regalato è la fine di un ciclo.

Fine dei sogni Champions, ma forse sarebbe meglio dire fine di un ciclo, specchio di una squadra vecchia, di un allenatore che non sa rinnovarsi, di una società senza difese per un mercato semplicemente demenziale.

È il derby a sancire tutto questo. Un derby regalato ad una squadra scarsa, che lotta per il settimo posto con il Sassuolo. Tutto ciò aumenta i rimpianti e le responsabilità di una squadra in vacanza già da Firenze, dopo l’altrettanto indegna sconfitta al Franchi

Una squadra che va in vacanza a quattro giornate dalla fine non è una squadra seria. La società sarebbe dovuta intervenire molto prima per evitare lo scempio visto ieri sera

Una gara mai giocata, o meglio una gara presa come allenamento e nulla più. Tanto che ci importa fare una figura barbina contro una Roma già fallita di suo avranno pensato gli Acerbi e gli Immobile, i Luis Alberto e i Milinkovic, insomma Lazio tradita proprio dai più forti. Sono loro i veri responsabili della disfatta di un derby da non dimenticare.

Disturba, e molto, la scarsa professionalità dei giocatori della Lazio. Lotito può essere criticato, ma i suoi bonifici arrivano anche in anticipo nelle casse di questi fenomeni.

Facile dire che hanno infangato la maglia nessuno escluso. Facile dire che hanno fatto opera di assistenza ad una rometta in disarmo. Quando una squadra come la Lazio crea due palle gol in 95 minuti c’è solo da mettersi d’accordo su un punto. Questa squadra è in vacanza, ha mollato in modo anomalo un finale di campionato (deja vu) che doveva essere onorato e non lo è stato.

Tatticamente ancora una volta Inzaghi ha mostrato le crepe di un gioco ormai stantio. Il buon Simone, per alcuni santo ma in verità correo insieme alla società di questo sesto posto deludente, non cresce. Non inventa, non dà l’idea di voler migliorare. Molti diranno che la colpa è della società. Sì ma anche con questa rosa si doveva come minimo lottare fino all’ultimo secondo per i primi quattro posti.

E invece la resa è stata senza condizioni. Squadra spremuta, allenatore mentalmente al capolinea (probabilmente non ha la forza di ribellarsi a mercati ridicoli di cui anche lui è responsabile), si prospetta un mercato difficilissimo perché bisogna rifondare e reiniziare.

La domanda è: siamo sicuri che l’uomo giusto sia Simone Inzaghi? A lui vanno fatti i complimenti per questi 5 anni di grande passione e caparbietà nel raggiungimento degli obiettivi. Tre trofei, due finali e sempre in Europa (una in champions con qualificazione agli ottavi), risultati ottimi. Ma siamo sicuri che abbia ancora voglia di mettersi in discussione, di dare alla nuova Lazio che nascerà qualcosa di nuovo?

I dubbi sono leciti, ma che questo derby regalato ad una delle squadre più scarse della storia della roma sia la fine di un ciclo è fuori discussione.

Saprà la società interpretare i segni di una stagione che non ha dato quello che ci si augurava?

Errare è umano, continuare ad errare è diabolico.