Romanzo Laziale; Racconti di vita da tifosi… “E’ bello essere tifosi”

(By Stefano Petruccetti)
Dal diario di FB di Runa Casaretti (su gentile sua autorizzazione)
Agli inizi degli anni novanta a quest’ora di sabato si usciva di casa per andare in trasferta.
Si prendeva l’ultimo treno della notte, o il primo del mattino, e si partiva.
Nessun appuntamento scritto. Si sapeva già quale fosse il treno da prendere.
I tifosi arrivavano a Termini alla spicciolata e si iniziavano a mettere i soldi per il “cumulativo”. Ognuno metteva quello che poteva e chi non poteva avrebbe messo la prossima volta.
Sul treno rischiavi di non trovare posto dall’andata e di fartela in piedi per tutto il viaggio. Si stava stretti nei corridoi di fronte agli scompartimenti. Ogni tanto passava qualcuno “mummificato” con lo scotch per gli striscioni e qualche scarpa volava dal finestrino.
Le partite iniziavano alle tre ma prima delle otto non si ripartiva.
Nei treni spesso i bagni erano chiusi, non c’era niente da mangiare e da bere e non c’erano nemmeno i cellulari per passare il tempo.
Ad ogni stazione era un carosello. Si abbassavano subito i finestrini per cantare e, talvolta, la situazione prendeva una piega particolare.
Le famiglie in trasferta ci andavano col cazzo. Certi treni speciali sembravano fossero partiti da Alcatraz e, al ritorno, due o tre teste rotte erano la regola.
Arrivavi a Roma dopo le cinque ad Ostiense o Tiburtina. Se sculavi c’erano degli autobus che ti portavano a Termini (dove avevi lasciato il motorino all’andata) altrimenti te la pijavi nder culo.
Tornavi a casa verso le sette, mentre i tuoi genitori si stavano alzando.
Dal giornale, che avevi comprato nell’edicola appena aperta, scoprivi che la Lazio aveva preso un palo e che avevano espulso uno dei tuoi negli ultimi minuti. Allo stadio non ti eri accorto di niente.
“Che avete fatto?” ti chiedeva tuo padre.
“Pareggiato uno a uno ma abbiamo giocato bene”.
“Tu, tutto a posto?”
“Si pa’, tutto tranquillo”, gli rispondevi mentre ti preparavi la colazione.
Che era ‘na cazzata lo sapeva lui e lo sapevi te.
“Va a dormi’ che sei stanco…” ti diceva sorridendo e poi ti dava un bacio.
Tu saresti ripartito il giorno stesso.
E’ bello essere tifosi.