IV^ PARTE
IL DECLINO PRIMA DEL BARATRO…E LA RINASCITA.
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Continua…IV Parte
Dopo la brutta parentesi Barcellona, suo malgrado, senza averne responsabilità, la Lazio si ritrova in Europa dopo circa due anni, prendendo parte alla Coppa D’Estate del 1978.
Un torneo edito dalla SFP, società di scommesse svizzera, edizione speciale della Coppa Intertoto. L’organizzazione del torneo, del tutto particolare, non prevede fasi finali.
Delle partecipanti, divise in gruppi, vengono considerate vincenti le prime di ogni girone.
Per quanto riguarda la Lazio, in questa competizione, se la deve vedere con Breeschot, Sparta Rotterdam e Nantes inserite, con lei, nel girone 4.
Ci classificheremo secondi alle spalle del Breeschot. Non andiamo poi così male. Usciamo a pari punti con la prima, per differenza reti.
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Nello stesso periodo la Lazio torna in Europa anche per giocarsi la Coppa Uefa edizione 1977/1978.
Qualcosa è cambiato e la Lazio di Maestrelli ha iniziato a perdere i suoi pezzi. Inizia l’era di Luis Vinicio, un tecnico emergente che fa giocare molto bene le sue squadre. In attacco, anche se non c’è più Giorgio Chinaglia, la Lazio ha trovato, in casa, il suo successore che si chiama Bruno Giordano.
Ai sedicesimi di finale ce la vediamo con i portoghesi del Boavista.
All’andata, in terra lusitana, veniamo sconfitti per 1-0. Il risultato non è preoccupante e allora diamo appuntamento agli avversari a Roma.
Il 28 settembre del 1978, allo stadio Olimpico di Roma, la Lazio ribalta il risultato e vince, passando il turno, con un netto 5-0, frutto di una doppietta di Garlaschelli e ben tre goal di Bruno Giordano.
Negli ottavi di finale l’urna ci riserva i francesi del Lens.
All’andata Wilson e Giordano fissano il risultato sul 2-0.
Il ritorno sembra una passeggiata di salute. Ma noi siamo la Lazio e succede l’incredibile.
In terra di Francia, infatti, i transalpini ci strapazzano con un netto 6-0, maturato ai supplementari.
Si torna a casa e si spera di rivedere l’Europa l’anno successivo.
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Dopo questa sconfitta però, per la Lazio inizia il c.d. periodo buio. Prima di calcare un campo europeo bisognerà attendere lungo tempo.
Le nubi nere si addensano, all’orizzonte, scatenando una tempesta senza precedenti.
Prima di rivedere la Lazio protagonista in una competizione europea, bisognerà attendere, infatti, la bellezza di 15 anni.
Nel frattempo non ci faremo mancare nulla. Dallo Scandalo Scommesse, al rischio fallimento. Dalla probabile scomparsa, dopo il terremoto del 1985 a seguito della fine dell’era Chinaglia presidente, ad un secondo scandalo scommesse, la serie B ed una penalizzazione di -9 punti, quando la vittoria era premiata con soli 2 punti a partita.
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Nel 1992, terminata la parentesi di presidenza dei fratelli Calleri, in sinergia col finanziere Bocchi, che ci ridanno una sorta di immagine che avevamo perduto, la società viene rilevata dal finanziere Sergio Cragnotti.
Prima di allora, grazie a questa nuova presidenza, la Lazio si era ricostruita ed aveva ripreso una sorta di immagine. Stavamo rientrando nel calcio che conta.
L’immagine più rappresentativa fu la serata di gala, nel torneo di Coppa Italia, fu la partita con la Juventus all’Olimpico del 08/04/1987.
In quella serata la coreografia e lo spettacolo messo in atto dalla società fu da evento mondano con tutte torce accese intorno all’Olimpico.
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In linea con il modus operandi della nuova proprietà, la Lazio vive un periodo di investimenti massicci per l’acquisto del parco giocatori.
Nel 1993/1994 la lazio, dopo un’assenza di 15 anni, si guadagna l’accesso in Coppa UEFA.
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La circostanza è di grande festa. L’urna, al primo turno, ci consegna i modesti bulgari del Lokomotiv Plovdiv,
Plovdiv è l’antica Filippopoli, una città a sud della Bulgaria che ospita diversi reperti archeologici tra cui un teatro romano di circa 6000 posti.
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“Ricordo la circostanza con molto entusiasmo. Era la prima gara internazionale della Lazio dopo gli anni bui e non volevo proprio perdermela.
Sotto la guida del valente tecnico Dino Zoff, all’andata giocata all’Olimpico di Roma, la Lazio batte l’avversario con il risultato di 2-0. Autori dei goal sono Casiraghi e Cravero.
Al ritorno, in terra bulgara, stacchiamo il biglietto per i sedicesimi, col medesimo risultato, grazie ai goal dei due difensori Luzardi e Cravero.
E’ tutto così bello che quasi non ci si crede. La Lazio torna in Europa, passa il primo turno, senza patemi d’animo, e al secondo se la vede con i portoghesi del Boavista, una vecchia conoscenza. Pur essendo una formazione di tutto riguardo, i bianconeri lusitani non dovrebbero destare grosse difficoltà. Fatto sta che a Roma, nella gara di andata, Winter, al minuto 74, fissa il risultato sull’1-0. L’olandese, molto forte tecnicamente, al suo arrivo a Roma subì delle turbative per via del colore della pelle. Fortunatamente, già dalla prima ora, la parte intelligente del tifo imparò ad affezionarsi al calciatore.
Al ritorno, in Portogallo, il sogno europeo del giovane adolescente si infrange però su una cocente sconfitta per 2-0. L’attaccante nigeriano Ricky, in serata di grazia, con una doppietta ci butta fuori dalle coppe. L’entusiasmo alle stelle per il ritorno in Europa si smorza immediatamente. Appuntamento all’anno prossimo?
Risposta esatta perché nella stagione successiva, 1994/1995, la Lazio ritenta l’avventura.
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Coppa UEFA 1995/1996
La lazio centra la terza qualificazione, consecutiva, alla seconda competizione europea, per importanza, sotto la guida del boemo Zdenek Zeman stoppandosi ai sedicesimi di finale per mano dei francesi dell’Olimpique di Lione.
Appuntamento alla prossima stagione.
Coppa UEFA 1996/1997
Si riparte sempre con Zeman in panchina. La competizione è di quelle stile Lazio, con un buon inizio, tante ambizioni e speranze, con l’ostacolo sempre dietro l’angolo.
La storia è di quelle da raccontare.
Ma torniamo indietro di qualche passo. Nella stagione 1994/1995, intesa a fare le cose in grande, la Lazio ingaggia il promettente allenatore boemo Zdenek Zeman.
Il tecnico, appena arrivato a Roma, dopo le gesta del Foggia delle “Meraviglie”, ritrova ad attenderlo Signori e Rambaudi assieme ad altri giocatori di buon profilo. Alla prima stagione è subito secondo posto grazie anche a vittorie larghe, come ad esempio l’8-2 con la Fiorentina il 7-1 contro il suo Foggia e tante altre, che gli valgono il migliore attacco della categoria. La squadra sgobba, questo è vero, ma il gioco bello si vede e con lui anche i goal.
Al secondo anno, stagione 1995/1996, lo spettacolo continua.
Giunti alla terza stagione con il boemo in panchina, campionato 1996/1997, qualcosa inizia a scricchiolare. E qui inizia il racconto.
Si parte con i trentaduesimi di finale. La Lazio ritrova il Leens archiviando la pratica grazie a Chamot, altro regalo fatto al boemo proveniente dal Foggia dei “Miracoli”, all’andata e ad un pareggio per 1-1 al ritorno con goal di Fuser pareggiato dai francesi grazie a Ṥmicer.
Il 17 ottobre del 1996 ai sedicesimi di finale incontriamo la modesta formazione del Tenerife.
Un goal di Nedved decide il primo round.
Il 29 ottobre siamo ospiti in Spagna e la Lazio è accreditata per passare il turno, in tutta facilità, con un occhio a quello che l’urna ci riserverà nell’immediato futuro.
Ma quando c’è di mezzo la Lazio, anche ciò che è sicuro diventa un fattore dall’esito incerto.
In quella serata, infatti, ebbi l’ennesima riprova che il calcio è la “Scienza inesatta per eccellenza”.
La partita è di quelle belle da vedere, ricche di goal ma, allo stesso tempo, per chi è tifoso, da infarto puro.
Forti dell’1-0 precedente, andiamo in vantaggio al 14 con Nedved, al 16 un’autorete di Nesta ci riporta sull’1-1.
Al 27 l’ex Barcellona Meho Kodro porta in vantaggio gli spagnoli che raggiungiamo al 31 con Fuser. Immaginate una partita a flipper dove la pallina scorre avanti ed indietro facendo ballare gli occhi.
Al 39 Juan Castaño Quirós, in arte Juanele, fa il terzo per gli avversari.
Al 47 Casiraghi fa il tris, per i biancocelesti, tornando al centro del campo, si abbassa per tirarsi su i calzettoni e fa un cenno verso la panchina, come a voler dire che la pratica è archiviata.
Neanche per sogno. Al 48 Jakanovic sigla il poker e al 62 la doppietta di Juanele mette fine ai giochi.
La goleada spagnola si chiude, con la gara e le speranze laziali, al 62° con la doppietta di Juanele, in serata di grazia. che realizza una doppietta.
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La gara termina 5-3 per gli spagnoli; ad inizio gara considerati modesti. La Lazio, se ne torna a Roma senza dover attendere l’avversario successivo.
Le dichiarazioni di Casiraghi, qualche anno dopo, chiariranno diverse cose.
Il centravanti brianzolo, al tempo in forza alla Lazio, ce la racconta così:
“ Uscire dalle coppe facendo tre gol in trasferta. Credo sia un record e non credo ci sia neanche un precedente. Non è successo niente di particolare, siamo incappati in una di quelle giornate che capitano ogni tanto alle squadre di Zeman. Il bello è che hai una squadra capace di fare tre gol fuori casa e poi c’è il rovescio della medaglia, ovvero, che in pochi minuti puoi subire tre gol. Era l’emblema del suo calcio, fatto da un potenziale offensivo non indifferente, capace di vincere anche 8-2 contro la Fiorentina, con tanti eccessi e poco equilibrio. Venivamo tra l’altro da un periodo dove le cose non giravano tanto bene neanche in campionato.Qualche tempo dopo, a seguito della sconfitta casalinga, patita contro il Bologna del 26/01/1997, alla prima di ritorno, Zeman viene esonerato ed in panchina torna Dino Zoff.
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Coppa UEFA 1997/1998
Anche questa è una storia che va raccontata.
In questa stagione la Lazio, per volere del presidente Cragnotti, diviene la prima società italiana, in assoluto, ad essere quotata in borsa.
Gli investimenti, grazie al denaro rastrellato a seguito della quotazione, sono massicci. Al posto del già bravissimo Dino Zoff, per guidare questa nuova avventura, arriva un tecnico di grido, un uomo di calcio che aveva vinto dappertutto sfiorando lo scudetto, in Italia, sulla panchina della Roma in quella sciagurata per loro, ma benedetta per noi, Roma 2-Lecce 3 del campionato 1985/1986. Tale Sven Goran Eriksson, uno che non ha bisogno di presentazioni.
In campionato si corre per lo scudetto fino alla gara persa 0-1, in casa, contro la Juventus con un goal di Filippo Inzaghi del 05/04/1998.
In Coppa Italia le cose vanno, invece, alla grande perché grazie alla vittoria contro il Milan, la Lazio si aggiudica il trofeo ed inizia un ciclo di vittorie che culminerà con lo scudetto del centenario e due coppe europee. All’andata, dopo una bellissima partita, perdemmo immeritatamente a Milano per un goal nel finale, di gara, di Weah. Al ritorno, invece, la Lazio, in preda ad un moto d’orgoglio, riuscì a ribaltare il risulato e a portaresi a fare suo il primo trofeo dell’era Cragnotti.
“A differnza di quanto accade oggi, ricordo festeggiamenti e felicità per aver conquistato il trofeo minore, tra quelli in palio, dandogli comunque grandissima importanza.”
In Coppa UEFA, ciò che ora ci interessa, la Lazio parte bene ed arriva fino in fondo.
In una finale europea, tutta italiana, la Lazio se la vede con l’Inter di Ronaldo allenata da Luigi Simoni, indimenticabile allenatore, che in precedenza aveva dato tanto anche alla Lazio.
Anche se alla guida, dei capitolini, non c’è più Zeman, al primo turno, la Lazio rifila 6 goal al Vitoria Guimaraes, frutto di un 4-0 all’andata, in terra lusitana, e 2-1 a Roma.
Nei sedicesimi, dopo lo zero a zero, dell’andata, La Lazio liquida la questione con un netto 3-0 all’Olimpico, battendo anche il Rotor di Volgograd.
Agli ottavi è il turno del Rapid di Vienna, vittoria per 0-2 in Austria e per 1-0 a Roma.
I quarti ci assegnano la squadra francese dell’Auxerre battuta, in casa, per 1-0 e 2-2 in Francia.
Il cerchio inizia a stringersi e per la semifinale alla Lazio tocca la temibile compagine dell’Atletico Madrid; all’Inter lo Spartak di Mosca.
All’andata, al Vicente Calderon di Madrid, la spuntiamo grazie ad una rete, al 33 di Jugovic, mentre al ritorno, a Roma, un pragmatico 0-0 ci permette di passare il turno. Quello era l’Atletico Madrid dell’indimenticato presidente Jil.
Di quella gara conservo un bellissimo ricordo di Jugovic che da terra con un uno due riesce a non farsi togliere la palla e far ripartire l’azione. L’Atletico Madrid che, l’anno successivo, ci darà Vieri.
Il resto è fatto. Non ci manca che giocarci la finale, tutta italiana, contro l’Inter a Parigi.
Il popolo biancoceleste, come sempre davanti ad un evento importante, si mobilita in massa e riempie i posti che ci sono stati assegnati.
All’andata, al Vicente Calderon di Madrid, la spuntiamo grazie ad una rete, al 33 di Jugovic, mentre al ritorno, a Roma, un pragmatico 0-0 ci permette di passare il turno. Quello era l’Atletico Madrid dell’indimenticato presidente Jil.
Di quella gara conservo un bellissimo ricordo di Jugovic che da terra con un uno due riesce a non farsi togliere la palla e far ripartire l’azione.
Il resto è fatto. Non ci manca che giocarci la finale, tutta italiana, contro l’Inter a Parigi.
Il popolo biancoceleste, come sempre davanti ad un evento importante, si mobilita in massa e riempie i posti che ci sono stati assegnati.
Il 06/05/1998, nella capitale francese all’interno del Parco dei Principi, davanti a quasi 45000 persone la Lazio e l’Inter si danno, sportivamente, battaglia.
L’ edizione è la numero 27, l’arbitro che dirige la gara è lo spagnolo Lopez Nieto. L’Inter era già stata finalista nella precedente edizione perdendo, contro lo Schalke 04, in una doppia sfida andata e ritorno decisa sul 4-1, dopo i calci di rigore, con gli errori di Zamorano e Winter dal dischetto.
Nel 1997/1998 i nerazzurri ci riprovano e se la debbono vedere proprio con i biancocelesti, in una finale tutta tricolore.
Ma andiamo a rivivere questa giornata.
Sven Goran Eriksson, per l’atto finale della competizione, schiera in difesa da destra verso sinistra Grandoni Nesta, Negro e Favalli; il centrocampo, punto nevralgico della squadra, viene affidato a Fuser e Nedved che agiscono sulle fasce con Venturin e Jugovic al centro. La coppia d’attacco è formata da Mancini e Casiraghi.
Luigi Simoni , non potendo contare sul suo capitano Bergomi, assente per infortunio, opta per Fresi libero, completando il pacchetto arretrato con Colonnese, West e Zanetti . Il centrocampo è tutto di competenza del poker formato da Ze Elias affiancato da Diego Simeone più l’ex Winter ed il transalpino , Juri Djorkaeff scelto per agire alle spalle di Ronaldo (il Fenomeno) , con quest’ultimo, ed il cileno Zamorano a guidare l’attacco.
Mancano soltanto i due portieri. Marchegiani per la Lazio e Pagliuca per i nerazzurri, per comporre l’undici titolare. Il 4-4-2 dello svedese si contrappone al 4-3-1-2 di Gigi Simoni.
La partita vede l’Inter partire meglio degli avversari e passare in vantaggio già al 5′; con un lungo lancio di Simeone, argentino che l’anno successivo arriverà tra le nostre fila nella trattativa che portò Vieri in nerazzurro, a servre Zamorano che, scattato sul filo del fuorigioco, si presenta davanti al portiere laziale e lo batte con un tiro d’esterno che deposita la palla nell’angolino basso alla sinistra del portiere.
“In tutta sincerità, e qui non parla il tifoso, che la gara fosse a favore dell’Inter lo si era, purtroppo, già intuito.
I nostri difensori marcavano con maglie, troppo, larghe calciatori che avevano bisogno di essere tamponati come francobolli, . Eravamo stremati e non ne avevamo più.
Le ultime energie le avevamo spese per vincere la Coppa Italia con il Milan.
La Lazio prova a reagire ma, così facendo, si espone al rischio del contropiede avversario. Su una di queste azioni, infatti, i nerazzurri vanno vicini al raddoppio con Zanetti che, dalla sinistra, mette palla dietro per Ronaldo, il brasiliano calcia d’esterno da fuori area scheggiando la traversa a portiere battuto. Sul finire del primo tempo, anche Djorkaeff ci prova di testa su un cross dalla parte opposta di Winter con la palla che termina alta sopra la traversa.
Si va negli spogliatoi, per bere il classico te caldo, con la speranza, purtroppo, vana di poter recuperare.
Si va negli spogliatoi, per bere il classico te caldo, con la speranza, purtroppo, vana di poter recuperare.
Il secondo tempo si riapre con l’Inter che sfiora il raddoppio mediante un’azione simile a quella del vantaggio. Questa volta Zamorano, servito da Zanetti, fortunatamente colpisce il palo.
Questa azione è soltanto il preludio al raddoppio dell’Inter che arriva al 60′; quando su punizione battuta dalla destra, la palla spiovente arriva a Zamorano che, a dispetto del ruolo di attaccante, egoista per eccellenza, si trasforma in rifinitore rimettendo la palla dietro per Zanetti, l’argentino non fa altro che scaricare un potente destro che si infila sull’angolo alto a sinistra di Luca Marchegiani.
Dopo un’occasione per la Lazio, con Pagliuca che riesce a respinge la conclusione di Mancini arriva, al 70′, il terzo gol dell’Inter. , Francesco Moriero, subentrato nella ripresa, serve in profondità Ronaldo. Il calciatore brasiliano, eludendo il fuorigioco della difesa laziale, si presenta davanti al portiere, lo supera con un dribbling e deposita la palla in rete.
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Un’azione che passerà alla storia per il goal segnato dal “Fenomeno” brasiliano. Una scena che accompagnerà, per anni, la sigla di alcune trasmissioni sportive.
Nel finale si assiste all’espulsione di West per un fallo su Casiraghi e di Almeyda per un intervento su Ronaldo.
“Di quella partita, tecnicamente parlando, ricordo la stanchezza dei calciatori della Lazio. Dopo una lunga rincorsa, culminata con la vittoria della Coppa Italia a spese dei rossoneri, la Lazio non ne aveva più.”
Tempo dopo, alcuni giocatori faranno capire proprio questo.
“Durante la gara, come già anticipato, notai le marcature dei nostri giocatori troppo larghe. Giocatori come Ronaldo se gli lasciavi spazio erano devastanti. Alcuni di loro, nel corso della gara, vennero anche richiamati dalla panchina a stringere le marcature ma, evidentemente, la stagione era finita.
“Quelli che oggi pretendono la rosa valida per tre competizioni, evidentemente, non hanno vissuto questo periodo poiché credetemi, costruire una squadra che possa reggere tutte le competizioni stagionali, non è facile e neanche possibile.”
Quel giorno, vestendo i panni del tifoso, biancoceleste, uscii dal locale dove avevo visto la gara dispiaciuto. Oggi, a distanza di anni, il dispiacere resta. Però ad averci battuto fu l’Inter allenata da Luigi Simo, un tecnico a cui, visto il passato biancoceleste, ero molto affezionato.
Ciao Luigi. Sono felice che tu abbia potuto mettere in bacheca un trofeo prestigioso. Sei stato un grande del calcio ma la sfortuna, e forse il tuo carattere da uomo di ferro, non ti aveva permesso, fino a quel giorno, di poter stringere un trofeo tra le mani.
Ciao Luigi…da laziale sono felicissimo che quella coppa l’abbia vinta tu (mi permetto di darti del tu…anche se per l’età ed il rispetto ti ho sempre dato del lei”.
![](https://www.blogsicilia.it/wp-content/uploads/sites/2/2020/05/Gigi-Simoni-3.jpeg)
Tra gli eventi più o meno noti di quel periodo possiamo citare:
il 2 maggio 1998 nasce, ufficialmente, la moneta unica europea, con comunicato del Consiglio dei Ministri Europei;
Il 5 maggio, in Italia, le località della provincia di Salerno, che fanno capo a Sarno (SA), vengono colpite da un evento franoso che, oltre a provocare la distruzione di alcune abitazioni, causa il decesso di 137 persone nella sola Sarno (SA);
il 6 maggio, in Italia, la Società Sportiva Lazio 1900 diventa la prima squadra italiana ad essere quotata presso la Borsa di Milano nell’indice FTSE Italia Small Cap;
Il 26 maggio, in Australia, viene istituito il National Sorry Day, una giornata per rendere noti i torti ,commessi, ai danni delle famiglie indigene nonchè in memoria dei maltrattamenti subiti dal popolo aborigeno;
Il 30 maggio, dello stesso anno, un terremoto di magnitudo 6,6 si scatena in Afghanistan, del Nord, provocando oltre 5000 vittime.
![](https://www.rainews.it/resizegd/768x-/dl/img/2022/06/22/1655882886543_rainewsedadfffedfa.jpg)
Fine parte IV parte Continua…