La Lazio e le sue partecipazioni alle competizioni europee.

III^ Parte

LA LAZIO CONTRO LA LEGGENDA DEL BARCELLONA. QUANDO LA POLITICA SI MISCHIA CON IL CALCIO…NON NE ESCE MAI NULLA DI BUONO…

Immagine di repertorio Calciodangolo: La Coppa UEFA

Un amante del bel gioco sa che non si possono tollerare ingerenze politiche, o di altro genere, perchè nel calcio e nello sport in generale, non portano a nulla di buono. Il calcio non è nuovo a circostanze di commistione, in specialmodo, con la politica e la religione. Ciò che è capitato alla Lazio ed ai laziali, nella quinta edizione della manifestazione di Coppa UEFA, ha veramente dell’incredibile. Per dirla in parole tra calcio e politica siamo di fronte ad un binomio complicato
Immagine di repertorio Interris.it. Commistione tra sport e Politica

Stagione sportiva 1975/1976. Per noi laziali, storicamente, è una di quelle annate storte. La Lazio di Maestrelli, quella dello scudetto, della c.d. banda, era stata quasi smembrata. Con lo storico condottiero del primo scudetto, ai box, alle prese con la lotta per la vita, alla guida dei biancocelesti era subentrato l’altrettanto ottimo mister Giulio Corsini. Quella stagione , almeno dal punto di vista della Coppa Italia, non era andata neanche male. In campionato però, grazie anche a delle incomprensioni tra tecnico e squadra, le cose si erano messe maluccio tanochè, per salvare la baracca, al posto del bergamasco Corsini era rientrato Tommaso Maestrelli che, pur sofferente e quasi allo stremo, riuscì a salvare la squadra, anche gazie alle reti di una nuova promessa, dell’astro nascente del calcio, tale Bruno Giordano, centravanti che si trovò a sostituire Giorgio Chinaglia emigrato negli USA. La stagione termina con la salvezza alle ultime due giornate, con due reti decisive del centravanti Bruno Giordano, la quasi finale di Coppa Italia e la sciagurata avventura in Coppa UEFA, di cui parleremo tra poco.

Immagine di repertorio Wikipedia. Bruno Giordano

Il 1975, in Italia, si colloca tra quelli che possiamo chiamare gli “Anni di Piombo”. Tra i vari eventi, il 18 marzo, a Roma, si apre il XIV congresso del PCI. Un congresso di quelli storici, dove risulterà vincente la linea del compromesso storico di Enrico Berlinguer; con la relativa emarginazione dell’ala filosovietica di Armando Cossutta. Al cinema esce, invece, il primo Fantozzi, del Paolo Villaggio nazionale che, anche nelle successive interpretazioni del povero ragioniere, farà morire dal ridere intere generazioni. Il 13 aprile un attentato a Beirut, capitale del Libano, è la causa scatenante dello scoppio della guerra civile, che durerà fino all’anno 1990 causando centinaia di migliaia di morti. Il 19 maggio, dopo una svolta epocale, con la legge 151/75 viene riformato il diritto di famiglia. Con essa è sancita la parità giuridica fra coniugi, attribuita ad entrambi la patria potestà, eliminato l’istituto della dote, riconoscimento giuridico dei figli nati fuori dal matrimonio (abolizione della distinzione fra figli legittimi e naturali), è introdotta la comunione dei beni.

Immagine di repertorio di iniziativa laica: locandina sulla riforma del diritto di famiglia.

Tra tutti questi eventi, un pò simpatici, un pò drammatici, un pò tendenti al moderno, la Lazio si appresta a partecipare alla quinta edizione della Coppa UEFA 1975/1976. La competizione è frutto del quarto posto occupato nella stagione precedente. Una stagione che aveva precluso alla Lazio, fresca Campione d’Italia, l’accesso alla Coppa dei Campioni per la squalifica rimediata l’anno precedente. Il regolamento della competizione prevede la partenza dai trentaduesimi di finale. L’urna pesca per la Lazio i russi del Černomorec. Il nostro avversario gioca le gare nello stadio della città di Odessa. La località che si affaccia sul Mar Nero, oggi appartenente all’Ucraina, era all’epoca territorio russo.

Per tornare al calcio, l’impegno con i sovietici viene superato, dopo la sconfitta di misura in trasferta, grazie ad una tripletta di Giorgio Chinaglia che, ai tempi supplementari, decide la gara segnando nei minuti regolamentari all’89’ e poi al 102′ e al 120′ dei supplementari.

Il superamento del turno ci regala uno scontro di tutto rispetto. Ce la dovremo vedere contro i blaugrana di Barcellona capeggiati dal fuoriclasse, olandese, Johann Cruijff e dal suo compagno di nazionale Neeskens.

Immagine di repertorio quotidiano L’Unità.

Qui inizia la classica storia laziale che si fonde tra farsa, politica e boicottaggio sportivo.

Una storia che vale la pena ricordare. Allora mettiamoci seduti e partiamo dal principio.

In Spagna, grazie alla mancata partecipazione alla II Guerra Mondiale, il regime franchista era rimasto ben saldo al potere fin dal 1936. C’è da dire che in quegli anni le dittature erano presenti anche in altri stati del globo. Per ciò che stiamo raccontando tenete conto che lo stesso Cile, dove l’anno successivo la nostra nazionale di tennis giocherà e vincerà la Davis, era retto da una dittatura con a capo Pinochet.

Alla vigilia della gara, mentre i tifosi attendono di poter vedere dal vivo i blaugrana, tra cui la stella olandese Johan Cruyff, l’Italia era nel pieno di un fermento politico denominato “Anni Di Piombo”. Succedeva di tutto e così, tra le tante cose, accadde anche che:

Immagine di repertorio Wikipedia. Gli anni di piombo.

ai sedicesimi di finale l’urna  ci regala un incontro con il Barcellona. Il 25 ottobre, infatti, è in programma Lazio-Barcellona valevole per la Coppa UEFA. La Roma biancoceleste già sogna di giocarsi le proprie carte contro la gloriosa squadra catalana. Una società, anch’essa, ricca di storia. (n.d.a. Per chi non ne avesse avuto l’opportunità raccomando caldamente di guardare il film sul Barcellona Calcio. Un intreccio tra sport, tradizione e politica).

Immagine di repertorio Pinterest. La rosa della Lazio stagione 1975/1976
Immagine di repertorio Wikipedia. Un 11 della temibile formazione catalana dell’epoca.

La già preesistente tensione politica legata al regime dittatoriale, come se non bastasse, viene aumentata, ulteriormente, dalle notizie che giungono dalla penisola iberica; dove il 27 settembre, il regime franchista, ormai agonizzante e giunto al suo ultimo atto, la fine è datata 20 novembre 1975, ha eseguito mediante fucilazione, un metodo preferito all’ultimo momento rispetto alla “tradizionale” e barbara garrota, cinque condanne a morte per altrettanti oppositori del regime, appartenenti al movimento indipendentista dell’ETA, oramai sciolto dal 2018.

La barbara esecuzione avvenuta lasciando, del tutto, inascoltate le richieste di grazia provenienti dall’intero pianeta, Santa Sede compresa, con l’intervento, personale, di papa Paolo VI, innescano un’ accesa reazione antifranchista, sia in terra di Spagna, dove 200 mila persone scendono in piazza in occasione di uno sciopero generale, sia nel resto d’Europa, in particolare in Italia, dove a Genova i portuali arrivano, addirittura, a boicottare le navi spagnole. La reazione è quella di isolare la Spagna, del regime franchista, in qualsiasi maniera.

Immagine di repertorio Milano in Movimento.

Ma in tutto ciò la Lazio ed il calcio, in generale, cosa c’entrano?

Quando il sorteggio dell’urna regala alla Lazio la sfida con il Barcellona, ecco che scoppia il finimondo.

Precisiamo, fin da subito, che una situazione del genere, oggi, sarebbe inaccettabile.

Come possiamo vedere nelle situazioni odierne, si escludono dalle competizioni dei paesi che hanno scatenato una guerra, pensiamo al conflitto tra Russia ed Ucraina. Negli anni ’70, invece, in piena Guerra Fredda, il boicottaggio sportivo, per ragioni politiche, era molto diffuso. Alcune nazioni, in nome della politica, arrivavano, per protesta, ad autoescludersi dal partecipare a mondiali o Olimpiadi.

Per fare qualche esempio il Sudafrica, quello della segregazione razziale detta “Apartheid”, era escluso da tutte le competizioni sportive internazionali. L’Unione Sovietica rinunciò ad andare al Mondiale 1974 per non voler giocare lo spareggio contro il Cile di Pinochet, facendo lo stesso nel tennis in Coppa Davis nel 1976. In quella edizione ad affrontare il Cile, qualificato in finale a tavolino, fu proprio l’Italia, che andò comunque a Santiago del Cile, nonostante un pesantissimo dibattito politico, per poi vincere la sua prima ed unica Davis della storia.

Per completare questa carrellata mi torna in mente la rinuncia degli USA a prendere parte alle Olimpiadi dl 1980 tenute nell’allora Unione Sovietica, con il logo dell’orsetto e la scritta Mokba ’80. Una rinuncia degli Stati Uniti d’America che comunque non alla Coca Cola di sponsorizzare la manifestazione.

Se ci basiamo sulle cronache giornalistiche dell’epoca e sul clamore suscitato dalla vicenda, non possiamo evitare di comprendere lo stato d’animo del presidente, biancoceleste, Umberto Lenzini, destinatario di tutte quelle pressioni, extracalcistiche, che spingevano in direzione del boicottaggio della partita.

I quotidiani dell’epoca riportano le diverse opinioni in merito specificando che: i calciatori della Lazio, come dargli torto, vogliono giocare, la società sembra orientata al contrario, la UEFA minaccia una maxi squalifica, a Barcellona, invece, in maniera più sottile, sono già pronti a presentare una richiesta di risarcimento danni, alla Lazio, per il mancato incasso della gara. Tenete in debito conto che le Pay TV sarebbero arrivate molto più tardi e una gara giocata a porte chiuse o senza pubblico, qualunque fosse la ragione, era un danno economico incalcolabile.

Immagine di repertorio de “Il Messaggero”. Il prsidente della SS Lazio 1900 Umberto Lenzini.

Le cronache dell’epoca lasciano ipotizzare che qualora la gara venisse disputata, si ritiene che si possa assistere a degli incidenti, gravi e incontrollabili, sia dentro che fuori dallo stadio, situazioni che andrebbero a coinvolgere anche persone esterne ai tifosi biancocelesti.

In tutto questo marasma, la massima Istituzione calcistica nazionale, la FIGC, si esime dal prendere una posizione in merito e, senza dettare delle linee guida, scarica la c.d. “patata bollente” alla Lazio; limitandosi a dichiarare che, trattandosi di una manifestazione per club, spetta solo e soltanto alla Lazio decidere”.

Se andiamo a scavare un po’ di più, vista l’importanza della questione una soluzione si potrebbe anche trovare poiché alla dirigenza dell’Istituzione UEFA siede un nostro connazionale, Artemio Franchi, che ricopre l’incarico di presidente federale nonchè presidente della UEFA.

Ma anche la massima istituzione europea, adottando il principio del politically correct, non prende una posizione pubblica lasciando, anch’essa, in balia delle onde la Lazio.

Immagine di repertorio da “L’Unità”.
Immagine di repertorio da “L’Unità”.

La Lazio, pur essendo incolpevole, lasciata sola, il 18 ottobre, ad una settimana dalla disputa della gara, prende la sua decisione. La formazione capitolina, cedendo alle pressioni esterne, rinuncia a giocare la partita. Tale decisione, che come abbiamo visto, è stata decisa più da fattori esterni che dalla volontà di società o giocatori, viene punita con la sanzione dello 0-3 a tavolino.

Lenzini, per motivare la scelta, rilascia le seguenti dichiarazioni: “Giocando si sarebbe corso il rischio di qualche incidente molto grave che avremo avuto sulla coscienza, senza contare una sicura squalifica che ci avrebbe tolto dalle competizioni internazionali chissà per quanto tempo”. In pratica si trova a dover scegliere tra una rinuncia oggi e una sicura squalifica domani.

Ma andiamo a vedere cosa accade fuori dall’Italia e come si comportano le altre contendenti alle quali il sorteggio ha regalato una squadra spagnola.

Sembra incredibile, tutto il mondo è indignato contro la barbara decisione del regime di Franco, tutti chiedono l’applicazione di pene esemplari da parte delle autorità Internazionali dell’epoca, il mondo è in attesa di una reazione politica anche sulle strade, con il pericolo che scoppino disordini ovunque, ma   la Lazio è e sarà l’unica avversaria, delle squadre spagnole, a rifiutarsi di giocare in Coppa: le inglesi Derby County e Liverpool, rispettivamente avversarie in Coppa Campioni e in Coppa UEFA del Real Madrid e della Real Sociedad; giocheranno regolarmente le loro gare.

Stesso comportamento adotteranno i tedeschi dell’Eintracht di Francoforte, avversari dell’Atletico Madrid in Coppa delle Coppe.

Dopo il rifiuto nel disputare la gara ed il conseguente 0-3 a tavolino, due settimane dopo, la Lazio sarà costretta a recarsi comunque al Camp Nou, per la gara di ritorno, al solo scopo di tutelare l’incasso del Barcellona, che aveva già venduto i biglietti, evitando di vedersi citare anche per danni dai catalani che l’avrebbero sicuramente resa responsabile della perdita degli incassi da gara. Un introito che, giova ricordare, per il calcio dell’epoca, era di vitale importanza. Sul campo, anche grazie al terremoto psicologico subito, (n.d.r.: da tifoso do sempre un’attenuante alla mia squadra), il Barcellona strapazzerà la Lazio vincendo per 4-0.

Immagine di repertorio Alamy. Un’immagine della gara di Barcellona Coppa UEFA 1975/1976

Per farci un’idea delle attuenuanti, date da chi scrive alla Lazio, basta dire che la UEFA, tenutasi fin dall’inizio neutrale sulla questione, aveva già dato per scontato che, avendo rinunciato a giocare la gara d’andata, anche se la Lazio avesse vinto per 0-4 la gara di ritorno, sarebbe già stata eliminata ex tunc, per il solo fatto di non aver disputato la gara di andata.

Immagine di repertorio The Laziali.

Il dittatore, spagnolo, Francisco Franco morirà il 20 novembre del 1975, soltanto un mese dopo Lazio-Barcellona di andata, possiamo iniziare a comprendere che la vicenda, oltre al contorno politico e grottesco, ebbe un risvolto condito anche dalla sfortuna.

Immagine di repertorio ANSA. Francisco Franco.

Le ragioni di questa scelta, ancora oggi, sono avvolte nel mistero. Se pensiamo che la Lazio dell’epoca, ancor più di quella odierna, era considerata marcatamente schierata a destra; in prospettiva, essendo il franchismo una dittatura di destra, avrebbe dovuto giocare la gara. D’altronde, volendo rincarare la dose, il movimento indipendentista dell’ETA, si poneva come movimento marxista-leninista.

Immagine di repertorioSS Lazio

Il Barcellona, come se non bastasse, era riconosciuta, da tutti, come la squadra, dichiaratamente, antifranchista di Spagna.

Soltanto per tale eccezione, non si capisce il perché di questo ostracismo verso i blaugrana, storicamente danneggiati da alcune decisioni del governo franchista, su tutte quella che riguardava l’argentino Di Stefano. Eppure gli spagnoli trovarono grosse difficoltà anche nel trovare un albergo, a Roma, che li ospitasse per giocare la gara.

Fonti: Lazio Wiki, Wikipedia, altervista, Codice Civile (edizione vigente all’epoca dei fatti), UEFA.com, Transfermarkt, Guerin Sportivo, L’Unità, Gazzetta dello Sport, Goal.com.

Fine III parte. Continua…

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