La Lazio e le sue partecipazioni alle competizioni europee.
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VII^ Parte
LA FINE DI UN’ EPOPEA.
Immagine di repertorio Alamy
Dopo lo scudetto e le vittorie, sia nazionali che europee, per quelli più avveduti,inizia ad evidenziarsi qualche piccolo segnale che qualcosa non vada più bene. Il trend degli anni precedenti, con gli acquisti altisonanti, lascia spazio a delle sessini di calciomercato di tono minore. Tale circostanza viene accompagnata da cessioni eccellenti, anche dell’ultimo secondo, che confermano i sospetti di un ridimensionamento. Nonostante ciò, chi scrive, essendo abituato ad altre Lazio e ad altre situazioni, pur preoccupato, continua a divertirsi alla sola idea di poter continuare a seguire l’amata squadra del cuore.
Immagine di repertorio Wikipedia
Nonostante il citato ridimensionamento, l’avventura continua e così si riparte con il nostro racconto…
Champions League 2000/2001
L’anno successivo la Lazio ritenta l’avventura nella massima competizione UEFA per club.
La stagione del dopo scudetto è un po’ travagliata. Si parte con l’addio di Eriksson, troppo bella e lunga la storia della doppia panchina e dei viaggi interminabili tra l’Inghilterra e l’Italia, ed il ritorno di Dino Zoff. Per poco il Dino nazionale non ribalta le carte e ci porta un altro scudetto. Il sogno sfuma a Bari, campo neutro, quando allo scadere l’interista Dalmat insacca una bomba da fuori ed inganna il nostro portiere. Era il minuto 90.
Immagine di repertorio Per Sempre Calcio. Eriksson saluta la Lazio e vola oltremanicaImmagine di repertorio La Repubblica. Una immagine che sa di passaggio del testimone.
Per ciò che ci interessa, partecipiamo alla Champions nel gruppo B, le nostre avversarie, di tutto rispetto, sono Arsenal, Shakhtar Donetsk e Sparta Praga.
La prima fase viene superata a pieni voti, a pari punti con l’Arsenal, grazie ai 13 punti frutto di 4 vittorie, un pareggio, una sconfitta, 13 goal fatti e soltanto 4 subiti.
Alla seconda fase ce la dobbiamo vedere con Real Madrid, Leeds Utd. e Anderlecht.
La seconda fase, sarà per noi catastrofica. In 6 gare, totali, la Lazio raccoglierà soltanto 5 punti, frutto di 1 vittoria, 1 pareggio e ben 3 sconfitte e una differenza reti di -2 (9 goal fatti e 11 subiti). Si torna a casa. L’unica consolazione, anche se magra, si fonda sul Valencia che giocherà la seconda finale Champions consecutiva. Alla fine dei conti se ci avevano eliminato, l’anno precedente, erano veramente bravi. Alla fine il Valencia perderà, comunque, la finale, la seconda consecutiva, contro i tedeschi del Bayern Monaco.
Immagine di repertorio SS Lazio Museum
Champions League 2001/2002
La terza posizione, guadagnata nel campionato precedente, ci garantisce la partecipazione alla Champions League, dove per accedere alla fase finale dobbiamo giocarci un turno preliminare. Grazie al bel campionato precedente, il mito Dino Zoff viene, saldamente, riconfermato sulla panchina biancoceleste.
Al terzo turno preliminare, infatti, ce la dobbiamo vedere con i danesi dell’FC Kopenaghen.
L’8 agosto del 2001 i biancocelesti guidati da Dino Zoff si recano nella fresca Danimarca per il primo round.
La gara, sulla carta, sembrerebbe di quelle facili. Però, per quanto mi riguarda, non sono molto tranquillo. I danesi, visto il periodo, sono già in clima gara mentre noi, terminato da poco il ritiro precampionato, abbiamo ancora le gambe imballate.
Nonostante si giochi alle 20,45, in una terra non così calda, la lazio non è ancora in forma e si vede. La gara termina 2-1 per i danesi che segnano al 73 su rigore con Laursen, che pareggia il momentaneo svantaggio siglato al 56 da Crespo, e raddoppiano all’85 con Fernandez.
Salutiamo il nord Europa e diamo appuntamento agli avversari a Roma per la fine di agosto.
Il 21 agosto, a Roma, si gioca la gara di ritorno. Nonostante la Lazio non sia in clima campionato, questa volta la musica è diversa e con lei il gioco. Si vince per 4-1 con i goal di Crespo (autore di una doppietta al 48 e al 63), Claudio Lopez al 64 e Fiore, a chiudere, al 90. Per i danesi risulta vano il goal della bandiera siglato dal sudafricano Sibusiso Zuma al minuto 81.
Immagine di repertorio da Wikipedia
Quel giorno, a differenza della gara di andata, vidi una Lazio più in forma. Ed il risultato premiò la nostra ritrovata forma fisica.
Guadagnato l’accesso alla fase finale, non ci resta che attendere i nostri avversari.
Ci tocca il gruppo D contro Nantes, Galatasaray e PSV.
Non siamo più la squadra del biennio 1998/2000 ma comunque possiamo fare ancora la nostra figura.
Eppure le cose non vanno. Chiudiamo il gruppo come fanalino di coda, qualcosa inizia a scricchiolare ma noi tifosi ancora non lo sappiamo.
La nostra avventura Champions termina con 2 vittorie, 0 pareggi e ben 4 sconfitte.
Se andiamo a scavare, anche in questo frangente, il turno si poteva superare. Qualche svista arbitrale ed un rigore solare non concesso, nella gara con gli olandesi, contribuì al magro bottino di Coppa. Teniamo anche conto che Galatsaray e PSV, in particolare, avevano più esperienza di noi nelle coppe e questo, nelle gare da 180 minuti, conta parecchio.
Di questa stagione ricordo i discorsi dei dirigenti laziali, nel corso della trasferta di Perugia, su come organizzare quella di Istanbul una città caotica ed immensa.
Il ricordo più spiacevole della stagione fu il trattamento riservato all’allenatore Dino Zoff; il tecnico friulano, oramai laziale di adozione, era tornato a dirigere, tecnicamente, la Lazio dopo il terremoto della vicenda Eriksson. Con molto pragmatismo, aveva ripreso in mano la squadra sfiorando lo scudetto.
Immagine di repertorio Footbal News 24
Venne mandato via senza alcuna spiegazione. Tecnicamente non gli venne perdonato l’avvio lento, in campionato, frutto di tre pareggi. Alla quarta giornata iniziò l’era Zaccheroni. Zoff, già spacciato da tempo, venne a sapere da altri che era stato già deciso il suo esonero. Da grande uomo qual è, si allontanò in silenzio ed uscì dalla scena Lazio. Con lui se ne va un tecnico da 202 panchine.
Il trattamento riservato a Zoff, come se non fosse chiaro, mi diede l’ennesima riprova di come nel calcio non ci sia spazio per la riconoscenza.
Di questa stagione ricordo anche comportamento, indecente, di alcuni tifosi che invitarono i calciatori a giocare a perdere per favorire l’Inter. Era il 5 maggio del 2002. Fortunatamente andò come la pensavo, i giocatori laziali fecero una grande gara. Il ceco Poborsky su tutti. Da qui ho capito che il tifo è una cosa, la passione è molto, ma molto altro. Se ami una squadra non puoi, in alcun modo, chiederle di giocare a perdere.
Immagine di repertorio Getty Images
Coppa UEFA 2002/2003
Dopo tre stagioni consecutive in Champions League la Lazio, grazie al 6 posto dell’anno precedente, retrocede nella seconda coppa per importanza, d’Europa, la Coppa UEFA.
Le preoccupazioni però sono altre. Ciò che aveva insospettito pochissimi tifosi si trasforma in solida realtà.
Nella stagione 2002-2003 il perdurante stato della crisi finanziaria porta alla cessione di Nesta e Crespo.
La Lazio delle meraviglie inizia a sgretolarsi, pezzo per pezzo, senza che qualcuno possa porvi un freno.
Ai tifosi, come sempre accade, vengono date in pasto le solite storielle. A farne le spese sono i calciatori che, una volta partiti, sono oggetto di insulti anche disgustosi.
Ciò che accadde a Nesta, Crespo e al malcapitato Nedved furonosoltanto alcuni esempi di distorsione della realtà. Crespo capì subito e andò via lasciando pochi rimpianti. Nedved e Nesta, invece, no. Il giorno della presentazione a Milano di Alessandro Nesta, accanto a Galliani, il nostro ex capitano aveva un’espressione del viso, completamente, assente. Ricordo gli insulti dei tifosi mentre chi scrive cercava di far capire il dramma che il giocatore stava vivendo. Lo stesso avvenne con il ceco Nedved. Prima che la verità sulle circostanze della sua cessione venissero alla luce, la “Furia Ceca”, ogni volta che tornava a Roma, subiva un linciaggio verbale e tanti, ma tanti, ingenerosi fischi. Pazienza. Alla fine Nesta e Nedved vivranno una loro seconda opportunità con Milan e Juventus. Con loro, destinazione oltremanica, saluterà anche Veron.
La Lazio nel frattempo è alle prese con una situazione economico finanziaria piuttosto delicata.
Immagine di repertorio da Instagram
In società cambia tutto. Via la gestione Cragnotti, dentro la nuova, guidata da Ugo Longo, uomo di fiducia di Capitalia, cui tocca il gravoso compito di traghettare la società verso un lido sicuro.
l’avvocato Ugo Longo, oltre ad essere un presidente ed un tifoso laziale, è anche una persona ambile. Sempre sorridente, riesce, almeno per un pò, ad allontanare le tensioni e a dare un filo di speranza ai tifosi. Lo ricorderò sempre con affetto e simpatia. Alcune volte, nelle trasferte in cui era possibile incontrarlo, ci ho scambiato anche qualche parola.
Sotto una, immancabile, foto del sempre sorridente Ugo Longo. A dire il vero avrei voluto pubblicare una sua foto assieme all’immancabile sigaro. Ma pazienza…non sono riuscito a trovarla.
Immagine di repertorio da Facebook.
La squadra, in piena emergenza, viene affidata all’emergente tecnico Roberto Mancini . Il mercato è all’insegna del risparmio e delle contropartite tecniche. Ottima fu quella di Corradi per Crespo dall’Inter. La squadra gioca un bel campionato e alla fine arriverà a qualificarsi, insperatamente, alla prossima Champions. A inizio dicembre, a dimostrazione dell’ottimo cammino in campionato, la squadra si ritrova persino al comando della classifica, da sola, con 27 punti. In Europa raggiungiamo una semifinale di Coppa UEFA, per le nostre condizioni un record, uscendo dalla scena, soltanto, dopo il doppio confronto con i lusitani del Porto, squadra che poi si aggiudicherà il torneo.
Di questa Lazio ricordo il bel gioco ed una curiosità, quando andava in svantaggio iniziava a dare il meglio di se riuscendo a recuperare e poi, anche, a ribaltare le gare.
Qui dobbiamo fermarci perchè il passato sta per lasciare il posto al nostro presente.
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