A Giorgio Chinaglia…

Giorgio Chinaglia. Basterebbe pronunciare il suo nome per far venire la pelle d’oca a chi è laziale davvero.

Se nella storia della Lazio c’è stato qualcuno che ha rappresentato l’orgoglio laziale, andare contro tutto e tutti, il non accettare le prepotenze, quel qualcuno si chiama Giorgio Chinaglia.

Giorgio, Giorgione, Long John, col suo fisico prestante, con la rabbia dell’emigrante, con l’orgoglio di chi sa che quelli come lui possono arrivare in alto solo lottando, arrivò a Roma dall’Internapoli fra lo scetticismo di tutti. La sua tenacia lo ha consacrato nell’olimpo degli dei biancazzurri. Lui, sempre pronto alla battaglia soprattutto contro chi lo sbeffeggiava chiamandolo gobbo.

La Roma e soprattutto i suoi tifosi erano i suoi nemici principali. Emblematici i due derby nella stagione che regalò il primo scudetto della storia della Lazio. Nel derby di andata, dopo aver segnato in rovesciata, si rivolse alla curva sud col dito sulla bocca. Voleva zittire una volta per tutte una volta per tutte i suoi nemici. Nemici che invece cominciarono a minacciarlo in tutti modi. Poteva impaurirsi uno come Chinaglia? Certo che no! Al derby di ritorno a Giorgione bastò mostrare il piede all’uscita del sottopassaggio per scatenare la furia dei supporters giallorossi. Cominciarono a tirargli di tutto, Chinaglia impassibile con ancora indosso gli abiti civili si mise impassibile sotto la curva sud a guardare chi lo insultava e chi cercava di colpirlo con tutto ciò che poteva lanciargli contro. Carico da questa situazione Chinaglia rientrò negli spogliatoi, si mise la divisa ed andò negli spogliatoi dei calciatori della Roma, aprì la porta e disse: – Vi aspetto di fuori!-.  In campo Chinaglia fu una furia, voleva assolutamente battere la Roma. Non vedeva l’ora di segnare un goal ai suoi nemici giallorossi. Quando l’arbitro fischiò il rigore che poteva decretare la vittoria sulla Roma, Giorgio prese il pallone, lo mise sul dischetto e fece GO (come diceva lui), si precipitò sotto la curva sud e li indicò col dito. Un’immagine che, immortalata dal fotografo di campo Geppetti; divenne parte della Lazialità. Giorgio aveva portato orgoglio tra il popolo laziale.

La Lazio vinse lo scudetto, il CT azzurro Valcareggi non poté fare a meno di convocare Chinaglia, Wilson e Re Cecconi. Per gli ultimi due si sapeva dall’inizio che non avrebbero trovato posto tra i titolari, pur meritandolo. Chinaglia doveva essere titolare, era il capocannoniere del campionato. Lo staff azzurro era combattuto, preferiva il blocco composto da giocatori di Juventus, Inter e Milan. Giorgio questo lo sapeva, non gli andava giù, era conscio del fatto di meritarsi una maglia di titolare che di rappresentare L’Italia ai Mondiali di Germania ’74. L’Italia debutto contro Haiti, Valcareggi schierò Chinaglia dal primo minuto. Haiti a sorpresa passa in vantaggio con Sanon, mettendo fine all’imbattibilità del portiere azzurro che durava da ben 1.143 minuti.  Rivera ed un autogol ribaltarono il risultato. Al minuto 69 il “fattaccio”. Valcareggi sostituisce Chinaglia con Anastasi. “Long John” uscendo dal campo gratificò il CT di un epiteto e di un gestaccio inequivocabile. Lo mandò a quel paese. Chinaglia non accettava ingiustizie. Valcareggi era troppo legato agli uomini di Messico 70. Il gesto di disapprovazione di Chinaglia contro Valcareggi fui immortalato dalle telecamere e fece il giro del mondo.

Ancora una volta Chinaglia aveva combattuto contro le ingiustizie. Il popolo laziale non ha mai abbandonato il suo condottiero, l’uomo dalle 1000 battaglie, l’uomo che ha reso orgoglioso il popolo biancazzurro.

Tantissimi auguri Giorgio ovunque tu sia.