Imprevedibile Lazio

a cura di Patrizia De Rossi


Non era colpa di Sarri, è che proprio i nostri giocatori quest’anno non riescono ad inquadrare la porta. Prima non tiravano mai, ieri ci provavano ma i tiri erano o troppo alti, o troppo larghi o troppo sbilenchi e una regola non scritta del calcio dice che se non la metti dentro gli avversari (soprattutto se si chiamano Juventus) magari all’ultimo secondo un tiro lo fanno e casomai segnano pure.

Casomai… Ieri invece è andata in scena l’imprevedibilità laziale allo stato puro, quella che ti porta a riempire lo stadio anche se è la vigilia di Pasqua, quella che ti fa comprare il biglietto anche se il tuo allenatore se n’è appena andato e non sai chi scenderà in campo, e soprattutto come, quella che alla fine ti fa innamorare della Lazio anche se sei nella mediocrità del centro classifica.

Ieri c’era moltissima curiosità, è vero, ma anche una discreta dose di sfiducia, nell’aria si percepiva una tensione fatta di speranza e timore: che succederà oggi?

All’annuncio delle formazioni (fuori Ciro Immobile, Luis Alberto e Guendouzi, il migliore del campionato), ho pensato: “Ma Tudor gioca con loro?”.

Poi però vedi la voglia che i giocatori in campo hanno di scrollarsi di dosso tutte le negatività della stagione, possibile che l’ano scorso siamo arrivati secondi e oggi siamo decimi? Vedi anche che sono un po’ spaesati in mezzo al campo, a volte hai l’impressione che non sappiano bene cosa fare o dove andare. Poi però vedi anche il loro impegno, vedi una Juve mai così scarsa, e prendi fiducia, tiri, lotti, ci metti la tigna, recuperi palloni e riparti. Soprattutto tiri in porta, anche se sbagli. Gila è ovunque, Kamada sembra finalmente un giocatore di calcio, Marusic corre su tutta la fascia, perfino Felipe Anderson corre!

Però di fronte hai la Juve e pensi sempre che un tiraccio, una spizzata, un colpo casuale, un favorino può arrivare da un momento all’altro, e invece no. Loro si barricano in difesa, Tudor mette sul piatto i pezzi pregiati Ciro, Luis e Guendouzi. La musica cambia, il Mago tira e la porta la prende, Ciro ne sposta quattro ogni volta, il francese li confonde, ma siamo sempre sullo 0 a 0 e alla fine forse può stare bene a tutti, soprattutto a loro. I soliti tifosi che hanno fretta (chissà perché non la vedono a casa la partita…) se ne vanno.

Ma a noi non va bene lo 0 a 0, non oggi, non dopo aver giocato meglio di loro. E allora accade l’imprevedibile, proprio come era successo nella partita di Champions contro l’Atletico Madrid: l’arbitro ha dato 3 minuti di recupero, Felipe ha la palla sul lato sinistro del campo, sente che non c’è più tempo, passa rapido a Guendo che guarda dentro e butta la palla al centro, stavolta non c’è Provedel ma l’imprevedibile Marusic che si alza in volo e la mette dentro mandando in paradiso il pubblico laziale e spedendo all’inferno gli juventini.

E’ un’esplosione di gioia incontenibile, Marusic corre sotto la Nord, tenendosi stretta l’aquila sul petto e trascinando tutta la panchina, Tudor bacia i suoi collaboratori, Mandas –che nel frattempo è arrivato a centrocampo s’inginocchia con le braccia al cielo. Non c’è nemmeno il tempo di riportare la palla a centrocampo anche se i giocatori bianconeri ci provano, ci sperano.

Certo schierare in campo nel sabato santo un giocatore che si chiama Christos sarà pure servito a qualcosa, chissà… resta che ci portiamo a casa tre punti preziosissimi con un’azione alla Sarri, all’ultimo secondo. Buona Pasqua.