«Ogni cosa è collegata» – Intervista alla fisica Gabriella Greison

a cura di Carlo Cagnetti

È con grande piacere che ospitiamo in esclusiva, sulle colonne del quotidiano Il Laziale, la ‘rockstar della fisica”, ossia Gabriella Greison. Le abbiamo posto alcuni quesiti, anche attinenti al nostro ambito calcistico, e l’esito che si è prodotto è molto simile ad una bomba atomica.

Personalmente ho comprato alcuni suoi libri (La leggendaria storia di Heisenberg, Ucciderò il gatto di Schrodinger) e ne sono rimasto colpito per la facilità di scrittura in una materia così ardua. Gabriella ora è impegnata in uno spettacolo teatrale, spettacolo che si chiama “Entangled, ogni cosa è collegata”, che andrà in scena dal 4 al 7 aprile al Teatro India (biglietti su Vivaticket). Lo spettacolo è tratto dal romanzo “Ogni cosa è collegata”, pubblicato da Mondadori.

Cominciamo il botta e risposta con Gabriella e crediamo che dopo questa chiacchierata saremo anche noi un po’ più amanti della fisica quantistica…

In un campo di calcio c’è concentrata tutta la fisica. Velocità, vista, acustica, forza, intensità, magnetismo, ecc.. Ti attrae una partita di calcio?
“Non seguo più il calcio da tanti anni. Le mie origini sono genovesi, e sono tifosa della Sampdoria, puoi quindi bene immaginare questo disamore da dove provenga. Solo quando la Sampdoria tornerà in serie A inizierò a guardare di nuovo il risultato, solo per vedere se ha fatto meglio del Genoa.
Per quel che riguarda la fisica che c’è dietro al calcio, beh, anche questa mi interessa poco, perché si tratta di fisica classica, e non di fisica quantistica, quindi troppo facile per me.
Di una partita di calcio mi piace solo il lato sociologico, alla Desmond Morris nella ‘Tribù del calcio”.


Studiosa, scienziata, scrittrice, fisica, artista, qual è la definizione che più ti si addice?

“Mi hanno definito ‘la rockstar della fisica’, e ne vado fiera. Mi chiamano così anche i giornali americani e tedeschi, quindi ora questa definizione non me la toglie più nessuno. Ho un modo tutto mio di raccontare storie, seguo la grande tradizione del teatro di narrazione, mi sono ispirata a Spalding Gray, ero andata a vederlo anche in America.
La mia formazione di fisica nucleare e quantistica mi consente di aprire i cassetti giusti per trovare le storie da raccontare, vado sul posto, rivivo quelle storie, e le scrivo adattandole ai tempi moderni. Dal libro poi faccio uscire anche lo spettacolo teatrale. Questo è il ‘metodo Greison’, ormai affinato in 12 libri e 11 spettacoli teatrali.”

Hai scritto 12 libri, se non sbaglio, hai una scrittura fluida e coinvolgente, fai capire cose estremamente difficili con estrema chiarezza, per questo ti seguono sui social tantissimi ragazzi, e sono gli stessi che riempiono i teatri?
“Sì, esatto, sono loro il mio orgoglio. Il mio record è stato un palazzetto riempito con 8.000 persone, e io al centro del campo con un microfono che raccontavo storie.”


Nella fisica come nel calcio c’è l’invenzione. Anche qui trovo un punto di contatto. Non c’è mai fine all’invenzione. Cosa manca da inventare nella fisica?
“C’è da indagare l’energia e la materia oscura, c’è da capire meglio l’origine dell’universo, ci sono i problemi aperti della fisica quantistica. Gli scienziati si fanno le grandi domande. E quando arriva uno che si fa una domanda che non si sono fatti gli altri, arrivano nuove risposte. La fisica quantistica è l’ambiente che trovo più affascinante perché è avvolto nel mistero. Più cerchi di comprenderla più ti regala in dono un meraviglioso dubbio.”

Sei di Genova e sai che il tifo per una squadra è una religione come qui a Roma. La trovi un’esagerazione oppure rientra nel tuo “tutte le cose sono collegate”?
“Esattamente, ogni cosa è collegata. La fisica come il calcio ha un linguaggio internazionale, ci si capisce anche solo a cenni, si va avanti con rituali. Davanti alla mia casa nell’entroterra ligure ci è passato a piedi un giorno Albert Einstein, mentre scendeva a piedi da Pavia per andare a Genova. A Pavia vivevano i genitori, a Genova aveva gli zii. Ho tracciato il percorso che ha fatto, e ho affisso la targa esattamente fuori dal mio cancello. Poco più avanti c’è un Genoa Club molto conosciuto in zona, ci andava sempre Fabrizio De Andrè. Come vedi, di poche cose si parla da quelle parti.”

Tu sai molti segreti della nostra vita. Ce ne puoi svelare uno, quello più importante?
“Posso dirti quali sono i miei due motti. Il primo riguarda la conoscenza. Lo dico sempre durante i miei spettacoli teatrali. Sapere poco è pericoloso, sapere molto non lo è mai.
Il secondo riguarda la sfera più intima, è un consiglio che dò a tutti i ragazzi che mi chiedono pareri sulla vita.
Non stare dove o con chi non ti fa fiorire.”


Qui a Roma ci sono laziali e romanisti. Noi laziali vantiamo tre cose. Nati prima a Roma nel 1900, in un luogo fisico certificato, aver vinto più trofei. I romanisti soffrono molto questo, ma si consolano col fatto (dicono loro) di essere più numerosi. Sabato prossimo ci sarà il derby. Ti metto alla prova. Trova un collegamento tra due entità così opposte e inconciliabili. Credo che non ci riuscirai…
“Allora, il collegamento numero uno sono io: pensa che io ho debuttato per la prima volta a Roma 10 anni fa, all’auditorium, e il mio primo spettacolo a Roma era in una sala da 3000 posti, pensavo di non riuscire mai a riempirla. Quando arrivo, scopro che lo spettacolo era in concomitanza con Roma-Lazio, e io so che Roma si svuota durante un derby. La stessa sera, poco distante c’era anche Patti Smith che faceva un concerto. Ero spacciata. Entro a teatro, vado a cambiarmi, mi ritrovo il camerino proprio di fianco a quello di Patti Smith, inizio a mandare musica a palla e anche lei fa lo stesso. La maschera ci viene a dare il chi è di scena, usciamo insieme dai camerini e ci dirigiamo verso i rispettivi palchi. Per me la serata era già stata bella così. Salgo sul palco, guardo oltre il sipario, e trovo la gente che affollava la sala, strapieno, ho battuto Patti Smith. E alla fine dello spettacolo ho dato anche il risultato di Roma-Lazio.
Questo per dirti che a me i derby portano bene…
Per quel che riguarda due entità opposte che si scontrano, la Roma è la fisica quantistica e la Lazio è la relatività…due realtà che non si riesce a far conciliare. La teoria del tutto punta proprio ad unirle. Impossibile.”

Dopo “Ogni cosa è collegata”, il libro Mondadori da cui hai tratto lo spettacolo che va in scena al Teatro India, dal 4 al 7 aprile, hai pubblicato un altro libro?
“Sì, ho pubblicato “La donna della bomba atomica”, edito sempre da Mondadori. Racconto le vicende del Progetto Manhattan e Oppenheimer, con gli occhi della fisica più giovane ad aver lavorato a Los Alamos e al Trinity Test. Ho fatto nascere uno spettacolo teatrale anche su questo. Le date le trovate sul mio sito www.GreisonAnatomy.com …questa storia è una bomba. Ops, no spoiler!”

Grazie Gabriella, alla prossima…