Tommaso Maestrelli – 45 anni senza il Maestro

Daje aquilotti, nun se po’ sbaja’, su c’è er Maestro che ce sta a guarda’…

Con queste parole Aldo Donati ha voluto rendere omaggio al vero mito (parola abusata, ma qui più che appropriata) del popolo biancazzurro. Maestrelli è certamente l’uomo più amato della storia della Lazio.

Tommaso Maestrelli non è stato solo un grande allenatore di calcio, è stato un uomo onesto, un uomo dotato di una grandissima umanità. Un mister che ha amato i suoi calciatori come un padre ama i propri figli, e su quell’ amore ha creato una squadra di calcio su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo. Una squadra formata da bande con spogliatoi divisi ma che in campo diventava un’unica sola cosa per amore del proprio condottiero. Sono passati 45 anni è ancora oggi non ho mai sentito anima viva che dicesse: -Si, però Maestrelli…-

I suoi figli sportivi lo hanno amato come un vero padre. Lui come un padre ha amato i suoi figli sportivi.

Ci sono tantissime immagini che sono rimaste nel cuore di tutti i tifosi biancazzurri: i gemelli che giocano sul campo di Tor di Quinto accanto a lui. Le mani nei capelli ed un volto impietrito al fischio finale dell’arbitro Panzino che decretava il primo scudetto della Lazio. Una foto che lo ritrae assieme alla moglie Lina vicino alla finestra della clinica paideia, dalla quale col binocolo, impotente, assisteva agli allenamenti dei suoi ragazzi sul campo, oggi giustamente a lui intitolato.

I tifosi vennero a sapere della malattia poco prima dall’inizio di una partita col Torino, tutti pensarono ad un male stagionale, ma non appena raccattapalle esposero lo striscione con la scritta VIVA MAESTRELLI tutti capirono. Chi già sapeva erano i suoi figli calciatori, quel giorno giocarono con la morte nel cuore e fecero una prestazione a dir poco pessima, nessuno rimproverò mai loro questa cosa.

Tornò in panchina e tutti pensammo che la malattia fosse stata sconfitta. tornò soprattutto per amore dei suoi ragazzi, della sua Lazio e dei suoi tifosi. Giusto in tempo per risollevare le sorti di una squadra che con la sua assenza era stata affidata allo sventurato Corsini che la stava portando in serie cadetta.

I suoi ragazzi furono ricordati da tutti come la “Banda Maestrelli” mai termine fu più appropriato. Una banda di calciatori di gran talento ma completamente folli, che solo l’amore e la pazienza di Tommaso poteva rendere un gruppo vincente, Ancora oggi, a quasi 50 anni di distanza, considerata la Lazio più amata.

Chi ha vissuto i suoi tempi non dimenticherà mai che per i suoi ragazzi e per la Lazio, rinunciò sia alla panchina della Juventus che a quella della Nazionale. GRAZIE TOMMASO