Il Gioco delle Tre Carte, tra illusionismo e realtà…

Ciò che veramente conta, sia nelle truffe che nell’Illusionismo, è l’arte di creare un solido impianto psicologico all’interno del quale tale “artificio” scompare.”
Francesco Addeo.

A chi di noi, almeno una volta nella vita, non è mai capitato di vedere il famoso Gioco Delle Tre Carte? E quante volte abbiamo pensato che fosse solo un gioco di fortuna o di osservazione? Ma se ci si spinge oltre al semplice osservare, se si tenta la fortuna o ci si crede più arguti del mazziere, difficilmente possiamo ricordare una vittoria.


“Venghino signori, venghino!”


Proviamo? Perchè no? Il gioco in sè è un giro di soldi, parte sempre tutto da lì, non importa se ci ritroviamo ad essere il mazziere o lo sfidante: il mazziere vuole guadagnare consapevole dei trucchi del mestiere, il passante che si presta vuole giocare per andare via con più soldi nel portafogli, sicuro di non cadere nel tranello. Purtroppo, è proprio qui che vince quasi sempre chi ha scelto di farne un mestiere. Ma non dimentichiamo che ci sarà sempre chi si fermerà a guardare anche solo per mera curiosità prima di andarsene o di osservare per cercare di smascherare il trucco, che lo si voglia chiamare truffa od illusionismo che dir si voglia.
Adesso, proviamo ad immaginare la situazione dove una persona decide di sfidare la fortuna:
Le tre carte, messe alla rovescia, ci sembreranno esattamente una identica all’altra. Il mazziere le sceglie a caso e ce le pone davanti chiedendoci di sceglierne una dopo averle fatte roteare davanti ai nostri occhi. Alcuni di noi punterebbero su una delle tre senza pensarci troppo, altri si prenderanno qualche attimo, altri ancora se ne disinteresseranno per passare oltre ma il risultato è quasi sempre lo stesso: vince il mazziere
Dopo tante partite perse, il sedicente giocatore si convincerà che il mazziere sia troppo bravo o che sia colpa della sfortuna o del passante che lo distrae ed accampa scuse per non dover mai ammettere di non essere poi un così buon osservatore come si credeva all’inizio.
Ci saranno vari modi in cui lo sciagurato perdente racconterà di aver miseramente perso in un gioco che sembra anche molto banale, tante scuse solo per non aver osservato meglio. Dal canto suo, il mazziere vincente altresì non ammetterà mai di aver usato un trucco, chi direbbe di se stesso di essere un truffaldino?
Ma se prendiamo dopo, le scuse di tutte le parti e le mescoliamo insieme, il risultato potrebbe essere sicuramente sorprendente, seppur non sempre la cosa sia positiva. Non in quest’ottica, almeno.
Adesso però, facciamo finta che una persona si fermi accanto ai giocatori solo per guardare e che ascolti la stessa versione dei fatti dall’astuto mazziere per tanto tempo. Giorni? Settimane? Anni? Alla fine, si convincerà o del fatto che il nostro furbo mazziere sia troppo bravo od un emerito truffaldino. Solo una persona su cinque arriverà a capire la verità: colui o colei che osserva, ascolta e che non si lascia influenzare nè da pregiudizi nè dal parere del giocatore e del mazziere.


“Scegli, o questa o quella o l’altra”


Però sono identiche, come possiamo essere dei vincenti? Il mazziere bara di sicuro ma è il suo mestiere seppur potrebbe cercarsene altri o almeno togliersi da quel posto. Ma forse c’è il trucco, il mazziere dovrebbe rivelarlo. Secondo me, il mazziere ha strizzato l’occhio al giocatore dopo.


“Voci, voci, voci”


Il minimo comune denominatore fra tutti sarà quasi sempre una bugia, tranne per quella persona che ancora osserva ed ascolta senza farsi condizionare dagli eventi e che troverà la carta giusta semplicemente per un precesso logico ed esterno, semplicemente volendo davvero capire l’illusione, senza mai fidarsi delle altrui voci, senza mai voler tornare a casa con un guadagno economico, scevro da amicizie, pregiudizi o giudizi avventati.
Ed è proprio quella la persona che scoprirà la carta vincente, chiamata Verità.
Non è forse questo che accade per tutte le cose? Non è proprio questo quello che accade perfino riportando questa banale storiella a ciò che accade nella vita di tutti i giorni? Non è quello che accade perfino riportandola al calcio ed ai protagonisti della nostra Lazio? Perchè in ogni storia, in ogni leggenda, si dice che esista sempre una base di verità.
Avere la consapevolezza che una partita a carte possa far crollare le bugie che girano intorno ad una vicenda che ci viene riproposta ogni santo giorno fino a convincerci che sia così, convincerci a tal punto da schierarci da una parte o dall’altra senza voler sapere quale sia la carta vincente perchè ci fa più comodo pensare che abbia ragione il mazziere o lo sfidante, convincerci dei racconti di una parte piuttosto che dell’altra.
In una serata nemmeno troppo fredda, dopo una cena, l’osservatore si accorgerà che il mazziere e quello sfidante abituale si fermino a consumare un bicchiere di vino, fra una chiacchera, una risata e nessuna volontà di sfidare l’altro. E la scena non impressiona nè sorprende nessuno, dentro Formello, perchè è li dentro che si conosce davvero il clima, quel clima che, i giocatori perdenti rimasti a bocca asciutta che chiameremo Stampa, ci raccontano essere un clima brutto, ostile, invivibile, senza mai aver visto la Verità.
Ma in questo giochino, se provassi a dare un nome alle altre due carte e scegliessi Igli Tare e Maurizio Sarri, da mazziere che vuole solo trovare clienti e guadagno, poco mi importerebbe di schierarmi, sarebbero entrambe carte che mi porterebbero guadagno a prescindere da quale delle due gli altri giocanti scelgano: l’importante sarebbe continuare a lavorare e dunque, trovare ogni modo, mezzo, trucco, illusionismo o addirittura fantasia per far sì che altri giocanti possano essere attratti dal mio gioco, perfettamente consapevole che i giocanti si schiereranno e convinceranno altre persone di aver ragione.


“Disposti a tutto, meno che alla Verità”


Ma non dobbiamo mai dimenticare che, qualcuno possa vedere con i propri occhi, che non voglia alcun guadagno, che voglia solo capire dove sia la carta Verità. E se per caso poi, in quel di Formello fossi proprio io a sentire o ad assistere ad un clima completamente opposto a quello ripropinato dai giocanti sconfitti in quanto poco abili o in malafede, se io vi dicessi che le carte Tare e Sarri fossero allo stesso tavolo solo qualche sera fa, presi in una partita a carte come due vecchi amici, se vi descrivessi una scena di un ambiente completamente disteso e soprattutto se lo facessi perchè ho visto e sentito e senza che me ne venga in tasca qualcosa, ecco, in quel caso specifico, mi credereste o continuereste a schierarvi per l’una o l’altra figura senza nemmeno ragionarci su?
La risposta, ahimè, è facile per la maggioranza ormai accecata dal dover guadagnare, cerchereste in tutti i modi di non farmi rivelare agli altri la mia carta Verità mentre qualcuno, almeno qualcuno, mi crederebbe seppur con iniziale stupore.
“Va bene ma alla fine, chi ha vinto?
Non lo so, si era fatto tardi e li ho lasciati lì”
In fin dei conti, se crediate che non stiano volando coltelli, botte da orbi, sfuriate, casi e retroscena anche solo in due, io rimarrò sempre l’osservatore esterno che prima osserva, ascolta, capisce il trucco ed esce dal centro sportivo con la carta Verità.
Non ci guadagno niente? Falso. Avrò sempre e comunque ottenuto la cosa che nessuno racconta, la cosa che nessuno ha, qualcosa che va oltre un compenso economico per un articolo di giornale: la Verità.


“Tare ma rinnova?
“Speriamo”
“Non dipende da lei?”
“Non solo”


Chi non si intratterrebbe anche solo per una sera, in una partita a carte con l’uomo che odiamo e che vorremmo fuori dalla nostra vita? Vi ho dato le carte, ma il vostro gioco potete deciderlo solo voi. Probabilmente si, Tare ci pensa, vorrebbe ma è tentato da altro, forse è una questione familiare ma qualsiasi sarà la sua decisione, qualsiasi sarà la sua meta, se lo vedrà lontano da Roma non si può credere che sia a causa della stessa persona con la quale si intrattiene fino a notte per finire una partita a briscola.
Fate il vostro gioco, ma che sia credibile.

“In tutti i paesi l’attività principale di ogni società è sempre stata il gioco delle carte: esso è la misura del valore di tale società, e la bancarotta dichiarata di tutti i pensieri. Dal momento che non hanno alcun pensiero da scambiarsi, essi si scambiano delle carte e cercano di sottrarsi vicendevolmente dei quattrini.”
Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, 1851